DAVIDE EUSEBI
Cronaca

Pronti i tiranti per la Pieve di Candelara. Don Cernuschi: "Lo Stato faccia la sua parte"

Sopralluogo dei vigili del fuoco e dei tecnici nell’antica chiesa chiusa per il terremoto e che si vuole riaprire entro Pasqua. Il sacerdote: "Spero che la Sovrintendenza non si limiti solo a fare rispettare vincoli ma ci aiuti a ridare a tutti un bene prezioso"

Pronti i tiranti per la Pieve di Candelara  Don Cernuschi: "Lo Stato faccia la sua parte"

Pronti i tiranti per la Pieve di Candelara Don Cernuschi: "Lo Stato faccia la sua parte"

I tiranti sono pronti. Saranno le corde in acciaio, comunemente conosciute come "viti" a rimettere in sesto la Pieve di Candelara, una delle chiese storiche dell’Arcidiocesi, con oltre mille anni di vita. Il terremoto l’aveva resa inagibile, ma in questi giorni i vigili del fuoco e tecnici hanno fatto sopralluoghi per predisporre l’intervento risolutivo.

Don Giampiero Cernuschi, a che punto siamo?

"Per ora al punto di partenza, nel senso che la chiesa è chiusa, ma ci stiamo piano piano avvicinando alla risoluzione del problema almeno questo è negli auspici. I vigili del fuoco hanno fatto un sopralluogo martedì, i tecnici stanno predisponendo le viti, ovvero i tiranti, i tecnici sono tornati ieri"

Saranno i tiranti a consentire la riapertura della chiesa?

"Sì, grazie ai tiranti metteremo in sicurezza quelle parti che attualmente presentano criticità. Sia chiaro, anche adesso non c’è alcuno rischio di crollo, ma ci sono zone della chiesa che vanno assicurate proprio con questa tecnica che consente di nuovo di avere l’agibilità. Grazie ai tiranti all’interno dell’edificio, saremo al sicuro e potremo riaprire"

Quando?

"Se tutto va bene prima di Pasqua, è una questione di settimane"

Chi paga?

"Questa è una bella domanda. Abbiamo un incontro in Arcidiocesi e sarà appunto l’Arcidiocesi a dirimere la questione economica. Noi siamo millequattrocento anime e possiamo ben poco. La comunità aveva già fatto la propria parte in passato donando offerte per il restauro della chiesa. Non è la prima volta che la Pieve ha bisogno di aiuto".

I danni provocati dal terremoto del 2016 erano peggiori?

"In quella c circostanza ce la siamo cavata con sessantamila euro, stavolta non ho idea, non so dire quanto costerà rimetterla in sesto, anche se gode di buona salute a guardarla, a parte i calcinacci che sono caduti all’interno della stessa chiesa nelle due navate laterali. Ma di crepe non ne vedo, c’è stato solo un po’ di movimento per le scosse recenti, non so dire quanto occorre in termini di denaro"

Torniamo alla questione focale, dove troverete i soldi?

"In passato ci aveva aiutati l’otto per mille della chiesa, ma sarebbe auspicabile che in questa occasione lo Stato facesse la sua parte. Paghiamo le tasse e questo è il momento che ci vengano in parte restituite perché perché quello che è accaduto non dipende da noi e va riparato. Io spero che anche la Sovrintendenza faccia la sua parte e non solo in termini di regole per la tutela e per il rispetto dei vincoli, ma anche per aiutarci a restaurare questo bene che vogliamo ridare a tutti. Abbiamo un patrimonio artistico incredibile, molto importante e che va tutelato e curato, non basta il privato per occuparsene. Se vogliamo che questi beni artistici siano fruibili e che il nostro patrimonio viva, lo Stato e la Sovrintendenza dovrebbero fare la loro parte"

Nel frattempo dove celebrate messa?

"Siamo stati costretti a trasferirci davanti alla chiesa, nell’oratorio, al cui interno abbiamo posizionato una tenda. Le celebrazioni eucaristiche sono alle 8,30 del mattino e alle 11 nei giorni festivi, quest’ultima messa a Santa Maria dell’Arzilla, mentre le messe feriali sono state tutte concentrate alle 18 all’oratorio. Le attività di catechismo si svolgono regolarmente negli ambienti parrocchiali. Per cerimonia e matrimoni abbiamo anche Villa Berloni"

Lei dorme in canonica?

"Sì quella è agibile"

Da quando siete chiusi?

"Dal 9 novembre, a Pasqua saranno cinque mesi, è tempo di riaprire"

Davide Eusebi