La produzione di armi e munizioni per l’attività venatoria, sportiva e civile e l’indotto che essa produce, anche in maniera indiretta, sono un settore sempre più trainante per l’economia italiana e del territorio. Lo rivela una ricerca condotta dall’Università di Urbino in collaborazione con Benelli Armi e con l’Associazione nazionale produttori armi e munizioni sportive civili (Anpam), portata avanti da diversi anni e ora aggiornata ai dati del 2023.
"Il settore armiero è un’eccellenza per l’economia italiana ed è in crescita, più di altri del comparto manifatturiero – spiega il professor Marco Cioppi, che ha lavorato allo studio insieme ai docenti Fabio Musso, Barbara Francioni e Ilaria Curina –. Abbiamo studiato il campo venatorio e sportivo, tenendo conto non solo delle aziende che producono armi e munizioni, come Benelli, ma anche di quelle che lavorano nella catena, a monte e a valle della produzione, e che forniscono prodotti e servizi collegati al principale. In complesso, l’indotto è di oltre 8 miliardi di euro, circa lo 0,4% del Pil italiano, e si parla di 88mila impiegati tra il settore principale e quelli a esso collegati, incorporando lo 0,5% della forza lavoro del campo manifatturiero. I dati migliorano per il tiro a volo, mentre cala il numero di cacciatori, anche se c’è pure qui c’è una crescita in termini di valore".
Una ricerca che prevede aggiornamenti periodici e che presto si estenderà oltre l’Italia: "La stiamo riportando a livello europeo – ha spiegato Mauro Silvis, direttore generale di Anpam –. Pensavamo fosse più semplice, ma dobbiamo reperire tantissimi dati. Però sono convinto che nel 2025 riusciremo a concludere quest’impresa pionieristica".
A proposito di pionieri, Benelli sta per prendersi un altro primato: "La prossima sfida sarà la presentazione, in anteprima mondiale, di un’arma realizzata con la manifattura additiva, quindi con la stampa in 3D – spiega il direttore generale, Paolo Viti –. Saremo i primi a costruirla. Per quanto riguarda la ricerca, la collaborazione con Uniurb va avanti da diversi anni e abbiamo fatto vari studi sull’impatto economico della filiera, che è importante. Forse un po’ sottovalutata, in Italia, anche se a Urbino la conosciamo bene, perché Benelli dà lavoro a oltre 400 famiglie".
La chiusura dell’evento è toccata al presidente di Anpam, Giovanni Ghini, che vede "un’industria in gran salute, cresciuta tantissimo, meno il comparto. C’è da lavorare, per le associazioni e per chi fa comunicazione: mi sembra che ci siano un settore in crescita e uno in calo e quello che cresce ha bisogno del settore in calo. Su quello dobbiamo lavorare. Ciò che mi impressiona è l’export, che ha valori straordinari: è anche una questione di immagine che diamo all’estero, che magari è rafforzata dalle tante vittorie olimpiche ottenute con armi e munizioni prodotte in Italia. Come settore non possiamo che essere contenti, però la facilità di copiare e replicare prodotti non fa dormire queste aziende di notte. C’è una concorrenza da studiare, prima del prossimo aggiornamento".