REDAZIONE PESARO

Il Procuratore: “Vi spiego perché non siamo più in un’isola felice”

Ecco il memoriale del magistrato Manfredi Palumbo sullo stato della criminalità nella provincia

Il procuratore Manfredi Palumbo

Il procuratore Manfredi Palumbo

Pesaro, 21 dicembre 2016 - Dal procuratore della Repubblica di Pesaro, Manfredi Palumbo, abbiamo ricevuto il memoriale sullo stato della criminalità nella provincia di Pesaro e Urbino. Ecco il testo.

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Dall’esperienza maturata negli otto anni di direzione della Procura della Repubblica di Pesaro, dal mese di settembre del 2008 al mese di dicembre del 2016, ho tratto dei convincimenti che, fondandosi sugli atti dei principali processi incardinati in questo periodo (molti dei quali già definiti), hanno sicuramente un elevato valore veritativo perché fondati su fatti storicamente accertati.

Si tratta comunque di giudizi che ho condiviso con i colleghi sostituti e sono, quindi, frutto della comune esperienza professionale.

Come d’abitudine, anticipo le tesi che intendo sostenere, sperando in tal modo di suscitare interesse di chi legge o ascolta predisponendo alla lettura o all’ascolto delle argomentazioni che le sostengono.

1) Pesaro non è isola felice.

Si sente ancora dire, con compiacimento, che la Provincia di Pesaro e Urbino è un’isola felice. Ebbene, per l’esperienza fatta in questi anni, posso con animo tranquillo affermare che la Provincia di Pesaro non è più, e da molti anni ormai, un’isola felice. Credere che lo sia ancora equivale a rifugiarsi nel fantastico, a credere, insomma, nelle favole (Pinocchio, Cappuccetto Rosso, Biancaneve e i sette nani).

2) La Provincia di Pesaro e Urbino non è terra di mafia.

La Provincia di Pesaro e Urbino non è terra di mafia. Il suo territorio storicamente si connota per tradizioni e costumi di grande civiltà e non è assoggettato al sopruso e all’intimidazione di un potere mafioso dominante, come avviene nelle regioni del meridione di Italia: Cosa Nostra in Sicilia, la ’ndrangheta in Calabria, la Camorra in Campania, la Sacra Corona Unita nelle Puglie.

3) Nella Provincia di Pesaro e Urbino convivono molte mafie.

Va detto, a tale riguardo, che la situazione del territorio di Pesaro non è dissimile da quella di molti altri territori italiani, originariamente non mafiosi, dove, in mancanza di un gruppo autoctono, convivono vari sodalizi criminosi provenienti da altre parti d’Italia e anche dall’estero.

Nel nostro territorio sono presenti e attivi: la mafia siciliana, la mafia calabrese, la camorra campana, le criminalità organizzate di origine albanese (ormai così radicati e diffusi da poter essere considerati la quinta mafia italiana), rumena, ex Unione Sovietica, Nord Africana e nigeriana.

4) La situazione di Pesaro è, tuttavia, migliore che in altri territori.

Pur nel quadro negativo, innanzi delineato, si può dire che a Pesaro la situazione è significativamente migliore che in altri territori, anche vicini. A Pesaro la risposta dello Stato è, al momento, adeguata. Le istituzioni, preposte a fronteggiare il fenomeno criminale, operano tutte al massimo livello. Il bilancio complessivo del contrasto alla criminalità organizzata è altamente positivo. Il merito è di molti. Anzitutto, di coloro che operano sul campo: Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato. Più volte, anche pubblicamente, ho espresso il mio apprezzamento per il loro operato. Straordinari sono anche i miei colleghi sostituti per la loro bravura e per totale dedizione al dovere, senza la quale essi non potrebbero sostenere ritmi di lavoro davvero massacranti. I Pesaresi sono ormai abituati a vedere le luci della Procura accese sino a tarda sera. Un doveroso riconoscimento va anche attribuito ai Giudici. Il Tribunale di Pesaro, nella composizione attuale, decide in tempi brevi, con soddisfazione sia degli avvocati che nostra.

La buona situazione di Pesaro è legata al mantenimento di questo livello di risposta. Qualora in futuro si registrasse un aumento qualitativo e quantitativo del fenomeno criminoso ovvero una diminuzione nella risposta delle Istituzioni, il declino del territorio sarebbe pressoché inarrestabile.

Molto dipende anche dall’andamento dell’economia della zona e dal mantenimento dei livelli occupazionali.

Manfredi Palumbo
Manfredi Palumbo

Questo è il quadro della situazione del territorio che emerge dalle numerose inchieste avviate dalla Procura di Pesaro. Naturalmente nulla si può dire sui procedimenti in corso. Di quelli già definiti o nei quali è stata già esercitata l’azione penale, i più significativi sono:

1 - Procedimento n. 2533-2008. Il 23 e 24 maggio 2008 venivano esplosi cinque colpi di pistola contro l’autovettura del proprietario dell’azienda “XANITALIA e altri due contro il portone della sua abitazione. Inoltre, mediante l’impiego di esplosivi, veniva gravemente danneggiato il capannone aziendale. Infine, a mezzo del telefono, veniva avanzata nei confronti del titolare dell’azienda una richiesta estorsiva di 4 milioni di euro.

Il 18 settembre 2008 per tali delitti erano tratti in arresto e condannati due siciliani, un pugliese e un calabrese.

Nel processo è stato giudizialmente accertato che l’esplosivo servito per l’attentato proveniva dalla Germania, Duisburg, dove, nel giorno di ferragosto del 2007, furono uccisi sei ragazzi nell’ambito di una faida tra cosche calabresi. Come detto nel libro “Osso, Mastrosso, Carcagnosso”, nel capitolo “L’Aspromonte e il mondo”, scritto da Francesco Forgione, la strage fece scoprire all’Europa e al mondo la mafia calabrese.

2 - Procedimento n. 4794-2008. Il 22 ottobre 2008 alcuni malviventi, simulando un incidente stradale, sequestravano un imprenditore fanese del settore del commercio ittico, lo derubavano dell’orologio del valore di 34.000 euro e della somma di € 25.000 in denaro contante; inoltre, dopo averlo condotto a forza nella sua villa, alla presenza dei familiari e di numerosi ospiti, s’impossessavano di un’ingente somma di denaro, non inferiore a 350.000 euro, custodita in una buca praticata nel pavimento della palestra domestica, nascosta da un tappeto e, sopra, da un pesante attrezzo da ginnastica.

Le indagini dei Carabinieri, coordinate da magistrati della Procura, portavano all’arresto di otto persone, tra le quali il convivente della figlia del sequestrato ROCCO, imprenditore edile di origine calabrese, un dipendente dello stesso imprenditore, e sei pugliesi, tra i quali gli esecutori materiali del sequestro e della rapina.

Dalle indagini emergevano chiaramente collegamenti degli arrestati con la Camorra, con la Sacra Corona Unita e con l’ndrangheta calabrese, che era pesantemente nei confronti degli esecutori della rapina che, fuggiti con il bottino, avevano manifestato l’intenzione di non volerlo spartire con altri “perché inferiore alle loro aspettative”.

3 - Procedimento n. 2949-2009. In data 02/09/2009 un imprenditore di Senigallia, dopo aver commesso nel nostro circondario gravi delitti in concorso con pregiudicati estremamente pericolosi (uno dei quali già condannato all’ergastolo per la c.d. strage di Sambucheto, nella quale furono uccisi i componenti di un’intera famiglia, tra i quali una giovane donna incinta all’ottavo mese, ma a piede libero per il decorso del termini di custodia cautelare), denunciava di essere a sua volta vittima dei suoi stessi complici che pretendevano da lui ingenti somme di denaro. Le indagini, condotte dalle Squadre Mobili di Pesaro, Ancona e Macerata, coordinate inizialmente da questa Procura, evidenziavano l’esistenza di un’associazione di stampo mafioso di origine marchigiana, capeggiata da una famiglia originaria della Provincia di Macerata e composta da persone già legate ad una cosca calabrese e ad una cosca siciliana di Niscemi e da un marchigiano, pluripregiudicato per reati contro il patrimonio e per spaccio di stupefacenti.

Il procedimento veniva trasmesso, per competenza, alla Procura Distrettuale di Ancona, ove veniva realizzato il coordinamento investigativo con altre Procure delle Marche mediante l’applicazione del sostituto pesarese che aveva diretto le prime indagini. Nel corso dell’istruttoria venivano sequestrati esplosivi e armi da fuoco.

In esito a giudizio abbreviato, nei confronti di principali imputati, il procedimento era definito con sentenza del Giudice per l’udienza preliminare presso il Tribunale di Ancona (sentenza n. 1642/2010 del 28 settembre – 10 dicembre 2010) con la quale veniva affermata, per la prima volta, l’esistenza di un’associazione di stampo mafioso di origine marchigiana, finalizzata alla commissione di estorsioni, usura e spaccio di sostanze stupefacenti, da ultimo, anche con tentativi di espansione nel Nord delle Marche.

4 - Procedimento n. 5497/2003. Con sentenza emessa del Tribunale di Pesaro data 12/06/2009 è stata affermata l’esistenza di un’associazione per delinquere di stampo mafioso costituita da cittadini russi, attiva in Pesaro e Rimini negli anni 1997 e 1998, finalizzata ad esercitare, in modo diretto o indiretto, il controllo di settori economici relativi all’attività di importazione ed esportazioni di prodotti commerciali tra l’Italia e i Paesi dell’Unione Sovietica, estromettendo dal mercato alcuni commercianti e operando nei loro confronti delle estorsioni. Con la predetta sentenza gli imputati erano condannati a pene varie, comprese tra gli otto e i dieci anni di reclusione.

5 - Procedimento penale n. 1385/2009. A seguito di laboriose indagini, iniziate nel mese di maggio del 2009, è stato individuato un complesso e diffuso sistema illecito costituito da reati di corruzione e concussione connessi all’attività giurisdizionale della Commissione Tributaria Provinciale di Pesaro che ha coinvolto alcuni Giudici, il Segretario della IV Sezione della Commissione, un dipendente già in servizio presso l’Agenzia delle Entrate, avvocati, commercialisti, nonché imprenditori, interessati ad ottenere l’annullamento degli accertamenti dell’Amministrazione Finanziaria, a volte in veste di corruttori, in altre quali vittime di un sistema di concussione ambientale.

La maggior parte degli imputati ha definito il procedimento patteggiando e scontando le pene loro rispettivamente applicate. Uno dei giudici, a lungo in custodia cautelare, ha optato per il giudizio ordinario e, dopo il passaggio in giudicato della sentenza di condanna, è tornato di recente in carcere (07/10/2016) per scontare la pena di anni 8 e mesi 3 di reclusione.

6 - Procedimento n. 3459/2009. In detto procedimento è emersa l’esistenza di un’organizzazione finalizzata al rilascio, dietro compenso medio di cinquemila euro, di falsi permessi di soggiorno a extracomunitari. Otto imputati hanno definito le loro posizioni mediante patteggiamento della pena; per altrettanti imputati è in corso il dibattimento di primo grado dinanzi al Tribunale Collegiale di Pesaro.

7 - Procedimento n. 2317-2010. Nella notte sul 15 giugno 2010 i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Fano ed i Vigili del Fuoco intervenivano d’urgenza sul lungomare di Fano, a seguito dell’allarme cagionato da un vasto incendio sviluppatosi all’interno del ristorante “Pesce Azzurro”.

Le fiamme, di notevoli proporzioni e di difficile spegnimento, distruggevano completamente il locale per un’estensione di circa mq. 1600, provocando ingenti danni e suscitando grande apprensione nella cittadinanza, trattandosi di un locale tipico, molto conosciuto e frequentato, in particolare nel periodo estivo.

Le indagini del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Fano consentivano di raccogliere numerosi elementi di prova in ordine alla responsabilità penale due coniugi, nativi di Barletta ma residenti a Fano, quali mandanti del delitto, cagionato per motivi di rivalità commerciale (i due imputati gestivano, all’epoca dei fatti, un ristorante denominato “Portonovo”, posto nei pressi del locale incendiato). Per l’esecuzione dell’azione criminosa programmata, i coniugi prendevano accordi con due conterranei, residenti a Barletta e Bisceglie, che reclutavano la manovalanza necessaria per mettere in atto l’incendio, eseguito secondo le modalità concordate con i mandanti.

Va segnalato che nel corso delle indagini emergeva anche la partecipazione di alcuni degli indagati a un traffico internazionale di sostanze stupefacenti, che era gestito nel capoluogo pugliese. Per tale ragione, gli atti venivano doverosamente trasmessi, per competenza, alla Procura Distrettuale Antimafia di Bari.

Dopo due anni di completa inattività, la Procura Distrettuale Antimafia di Bari restituiva gli atti ma, dato il tempo trascorso, si procedeva con gli imputati a piede libero. Il procedimento è attualmente nella fase dibattimentale.

8 - Procedimento n. 4468-2010. Nel mese di giugno del 2010 la Squadra Mobile di Pesaro arrestava due coniugi, originari di Torre del Greco, residenti da qualche anno in città perché sorpresi nell’acquisto di gr. 200 di cocaina. Con loro erano tratti in arresto i corrieri incaricati della consegna dello stupefacente, originari di Torre Annunziata e residenti nel Sud delle Marche. Le consegne di droga avvenivano con regolarità, ogni 20 giorni, da circa due anni e che la persona che forniva lo stupefacente era la moglie di un collaboratore di giustizia, di Torre Annunziata, residente dapprima a Pesaro e poi trasferitasi a Porto Sant’Elpidio. Proprio a seguito di tali indagini, la donna era arrestata in flagrante possesso di un chilo di cocaina.

9 - Procedimento n. 1733/2008. Nel periodo aprile 2008 – aprile 2009 i Carabinieri di Pesaro raccoglievano numerosi elementi su un intenso traffico di sostanze stupefacenti, gestito da collaboratori di giustizia (alcuni dei quali ancora sottoposti a programma di protezione) e dai loro giovanissimi figli, insieme ad un gruppo di albanesi. Le condanne sono definitive e i condannati stanno espiando le pene loro inflitte.

10 - Procedimento penale n. 19792/2009 della Procura della Repubblica di Rimini. Su denuncia di un imprenditore di Gabicce Mare, il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Pesaro accertava che il denunciante era stato estromesso dalla gestione delle sue società da un pregiudicato di origine napoletana. Il relativo fascicolo era trasmesso, per competenza, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Rimini, che procedeva al sequestro di ben 22 milioni di euro. In data 20/11/2015 il Giudice per l’udienza preliminare emetteva sentenza di condanna in ordine al delitto di usura.

11 - Procedimento n. 4123/2010. Il 3 novembre 2010 i Carabinieri di Pergola facevano irruzione in un immobile sito in San Costanzo, apparentemente disabitato, ma di fatto adibito da un pregiudicato di origine calabrese, già sottoposto a misura di prevenzione, a laboratorio per il taglio e il confezionamento di sostanze stupefacenti. L’uomo veniva sorpreso in flagrante possesso di 400 grammi di cocaina e di 300 grammi di hashish.

Le successive indagini evidenziavano che: la sostanza stupefacente proveniva dalla Calabria; la gestione dell’attività avveniva a livello familiare (erano coinvolti la madre e il fratello dell’indagato). Questi, inoltre, aveva costituito in loco una rete di cavalli, gente del luogo indebitatasi con lui per somme di denaro molto consistenti.

L’indagato, in carcere, dava istruzioni ai familiari sul come intimidire i debitori (“… tu devi dire a quel cornuto di … che lui può denunciare chi vuole ma che saliamo in quattro o in cinque e gli spacchiamo le ossa … tu gli dici che se non escono i soldi che ho prestato … vi fermiamo in mezzo alla strada e vi massacriamo di botte … io li ammazzo tutti o ho fatto cose con papà che neanche ti immagini. La notte tornavo a casa ed avevo amicizie con tutte le famiglie della Calabria … Rosarno... Lamezia ed altri. Ma tutte famiglie grosse e non c’é chi è più forte e chi meno perché non si può misurare. Tu devi fare come i Condello: tutti e cinque portano i soldi a casa. Oggi come oggi non ti devono rispettare per paura: ti devono rispettare perché lavori. Te ne dico un’altra: se ammazzano a …. è normale …”.

12 - Procedimento n. 2856-2010. Nel mese di luglio del 2010 un imprenditore edile denuncia ai Carabinieri di Pesaro - Borgo Santa Maria - di avere rinvenuto appoggiato al parabrezza del suo furgone una busta in plastica contenente un foglio con una scritta costituita da lettere formate da ritagli di giornale dal contenuto minaccioso e l’invito a consegnare la somma di € 180.000; precisava inoltre che dentro la busta vi era un proiettile.

Si è proceduto nei confronti di due calabresi, entrambi residenti nell’entroterra pesarese e in rapporti commerciali con la vittima (sentenza Ufficio GIP-GUP presso il Tribunale di Pesaro n. 978/2013 del 25/09/2013).

13 - Procedimento n. 688/2011. I procedimenti per spaccio di stupefacenti nei confronti di africani, del nord e del centro dell’Africa, sono stati davvero numerosi.

In particolare, nel procedimento n. 1326/2011 (stralcio del procedimento n. 688/2011) è emersa una vasta attività di spaccio riconducibile ad un’associazione per delinquere a carattere transnazionale, costituita da 36 nigeriani, finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope in Nigeria, Olanda, Reggio Emilia e Bologna. Gli atti sono stati trasmessi per competenza alla Procura Distrettuale di Bologna.

In altro procedimento d’esecuzione (Siep. n. 60/2010), in un’istanza finalizzata al riconoscimento del vincolo della continuazione, uno spacciatore tunisino ha sostenuto trattarsi di “… una identica pedissequa attività di spaccio tesa a finanziare il proprio ritorno nel Paese di origine, perseguendo lo scopo di costituire un’attività lavorativa lecita altrimenti impossibile da realizzare…”.

15 - Procedimento n. 1039/2011. In data 01/04/2011 in San Leo, località Pietracuta, sono stati sequestrati Kg. 45,640 di cocaina pura importata dalla Grecia. Le indagini portavano a un’organizzazione criminale albanese attiva in Rimini, dove gli atti vengono trasmessi per competenza.

16 - Procedimento n. 2009/2011. In data 30/06/2011 trecento uomini della Polizia di Stato sono entrati in azione per sgominare una banda composta da non meno di venti soggetti di nazionalità albanese, resisi responsabili di una serie di rapine in ville ed abitazioni nel centro Italia. è stato, tra gli altri, eseguito il provvedimento di fermo emesso dalla Procura della Repubblica di Pesaro nei confronti degli autori dell’efferata rapina commessa in Fano nell’abitazione di una famiglia di Fano nella notte tra il 19 e il 20 giugno del 2011.

17 - Procedimento n. 445/2012. In data 22/02/2012, in una pellicceria di Fano, ubicata Strada Nazionale Adriatica Nord n.79, quattro pregiudicati campani, dopo aver minacciato e percosso con una pistola il titolare, costringevano il personale a consegnare loro n. 156 pellicce che erano negli stand e nel caveau, caricate su un furgone che montava targhe provenienti da altro veicolo rubato. All’uscita gli uomini del locale Commissariato della Polizia di Stato, che da qualche tempo seguivano i movimenti dalla banda, riuscivano ad arrestare uno dei malviventi, mentre gli altri erano tratti in arresto alcuni giorni dopo (il 28-02-2012) in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari.

18 - Procedimento n. 472/2012. In data 23/02/2012 quattro giovani malviventi, provenienti da Giugliano in Campania (NA), introdottisi, armi in pugno, di una gioielleria situata nella centralissima via Branca di Pesaro, al numero civico 31, nelle vicinanze della Prefettura e della Questura, costringevano il titolare e i dipendenti della gioielleria ad aprire i cassetti e le vetrine in cui erano riposti numerosi oggetti preziosi e orologi di valore e, dopo averli legati con le mani dietro la schiena mediante fascette in plastica che trattenevano ai polsi, s’impossessavano di oggetti preziosi ed orologi per un valore complessivo di circa 500.000 euro. Sin dalle prime indagini, emergeva che la rapina era stata ideata ed organizzata da altro campano di Torre del Greco, da anni residente a Pesaro. L’intuizione di un passante, che informava per telefono la vicina Questura, consentiva alla Polizia di appostarsi all’uscita della gioielleria e di arrestare i rapinatori. Il basista, residente a Pesaro, veniva tratto in arresto su ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari.

19 - Procedimento n. 1238/2012. In data 16/03/2012 sette pregiudicati campani, provenienti da Torre Annunziata, quattro dei quali con recidiva specifica (c.d. banda del buco), venivano tratti in arresto dopo che erano riusciti ad entrare nei locali della banca CARIFANO di Fano, attraverso un’apertura realizzata, mediante martello pneumatico ed altri attrezzi atti allo scasso, in una parete dell’edificio. Con gli esecutori materiali, entrati nell’istituto di credito, venivano anche arrestati coloro che stazionavo all’esterno, muniti di ricetrasmittenti in grado di comunicare con gli altri componenti della banda e di autovetture per assicurare la fuga.

20 - Procedimento penale n. 4167/2012. Attraverso l’attività investigativa di diversi organi di polizia giudiziaria (Reparti Operativi dei Carabinieri di Fano e di Pesaro, Capitanerie di Porto di Napoli e di Fiumicino, Interpol) è stata individuata un’associazione per delinquere dedita alla commissione di furti di barche di ingente valore commerciale (sempre superiore al milione di euro). Grazie ad accordi con gruppi criminali operanti in tutto il bacino del Mediterraneo, le barche sottratte nei vari porti italiani venivano, poi, rivendute in Grecia, in Egitto e a Odessa (Ucraina). La maggior parte dei ventidue indagati è stata tratta in arresto in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare e le loro posizioni sono state già tutte definite con sentenze di patteggiamento e, quanto ad un solo imputato cui era precluso qualunque beneficio, con richiesta di giudizio abbreviato.

21 - Procedimento n. 1333/2013. La sera del 16 aprile 2013, una giovane avvocatessa di Urbino, mentre rientrava nel suo appartamento a pochi passi dal centro storico, veniva colpita in pieno viso da un abbondante getto di acido. Per tale gravissimo delitto sono stati condannati, con sentenza passata in giudicato in meno di tre anni, l’ex fidanzato dell’avvocatessa, anch’egli avvocato, quale mandante, ad anni venti di reclusione, e due pregiudicati albanesi, quali esecutori materiali, entrambi ad anni dodici di reclusione. Di recente, è andato in onda, su RAIUNO, lo sceneggiato tratto dalla vicenda giudiziaria con il titolo: “Io ci sono”.

22 - Procedimento n. 1954/2013. Nella notte tra il 3 e il 4 giugno 2013, in Pesaro, nella zona del Porto, un imprenditore, gestore di diversi distributori di carburanti, era raggiunto alla testa da cinque colpi di pistola, sparati a distanza progressivamente ravvicinata. Le serrate indagini, anche tecniche, svolte dagli stessi ufficiali di polizia giudiziaria che stavano operando nel caso indicato al punto precedente, portavano in pochi giorni all’individuazione e al fermo dei due assassini, un macedone e un marocchino. I due sono stati condannati in primo e in secondo grado: il macedone all’ergastolo, l’altro ad anni venti di reclusione.

23 - Procedimento n. 224/2015. Il 23 ottobre 2014, - nell’ambito d’indagini iniziate con l’arresto di gendarme della Repubblica di San Marino, colto all’uscita del casello autostradale di Fano in flagrante detenzione, finalizzata allo spaccio, di tre involucri contenenti complessivamente mg. 10.900 di cocaina cloridrato idonei al confezionamento di 72,7 dosi medie singole al prezzo di almeno € 3.250,00. Nel corso delle indagini emergeva che la droga era destinata a un c.d. pentito (o collaboratore di giustizia) di origine campana, che aveva in precedenza ricevuto una prima fornitura.

24 - Procedimento n. 1260/2015. Il 29/04/2015, per il sospetto di sottrazione di droga dai reperti custoditi nell’armadio blindato della Sezione Narcotici della Questura di Pesaro, venivano collocati all’interno dell’armadio blindato una videocamera e un reperto confezionato esclusivamente con sostanze da taglio. La videocamera riprendeva un ispettore della Polizia di Stato, che s’impossessava del reperto e, dopo alcuni minuti, lo riponeva nella precedente posizione. Dalle successive indagini emergeva che le sottrazioni di cocaina, sostituita con del saccarosio, erano state almeno venti. La consulenza medica evidenziava la tossicodipendenza dell’Ispettore, che confessava in parte gli addebiti. Il relativo procedimento è nella fase dibattimentale.

Manfredi Palumbo
Manfredi Palumbo

Numerosi sono stati i procedimenti penali nei quali è emerso il coinvolgimento di appartenenti alle Forze dell’Ordine:

25 - Procedimento n. 3339-2008. In detto procedimento un ispettore della Polizia di Stato, in servizio presso la Questura di Pesaro, per anni addetto alla scorta dei collaboratori di giustizia, è stato condannato in primo grado per concussione commessa proprio in danno del collaboratore vigilato e della moglie di quest’ultimo.

26 - Procedimento n. 841/2011. Un sovrintendente della Polizia di Stato, in servizio presso la Questura di Pesaro con mansioni di “decretatore”, ossia di istruttore delle pratiche relative alle richieste di rilascio di permesso di soggiorno, è stato condannato in primo grado per abuso d’ufficio nel rilascio di permessi di soggiorno, falso e truffa aggravati in danno dell’Amministrazione di appartenenza.

27 - Procedimento n. 3359/2011. Nella notte sul 25/10/2011, in Fano, un pregiudicato originario dell’Uzbekistan e un albanese, armati di una pistola mitragliatrice (arma da guerra), s’appostavano in una zona riparata del parcheggio pubblico dell’ex Foro Boario, dove avevano dato appuntamento ad collaboratore di giustizia, sottoposto al controllo del Servizio Centrale di protezione. All’arrivo del collaboratore, esplodevano contro di lui numerosi colpi, inseguendolo tra le macchine in sosta. Tratti in arresto per tentato omicidio, aggravato dalla premeditazione, sono stati rispettivamente condannati il primo, a seguito di giudizio ordinario, alla pena di anni 10 di reclusione, il secondo, in esito a giudizio abbreviato, alla pena di anni 5 di reclusione.

28 - Procedimento n. 112/2012. È rimasto accertato che due pregiudicati, attivi in territorio di Forlì, dovendo recuperare la somma di € 60.000 da un soggetto residente a Pesaro, che non riuscivano a rintracciare, si sono rivolti ad un pregiudicato calabrese, residente nella Provincia di Pesaro, che a sua volta li ha messi in contatto con un ispettore in servizio presso la Divisione Anticrimine della Questura di Pesaro, il quale, dietro un compenso di € 1.000,00, pagato addirittura tramite assegno, comunicava loro il giorno e l’ora in cui avrebbe convocato in Questura il debitore, esponendo quest’ultimo a gravi ritorsioni. Ma, a seguito del controllo da parte di due diverse pattuglie dei Carabinieri, uno lungo il tragitto e l’altro in Pesaro, i due, immaginando che si trattasse di controlli mirati, desistevano.

29 - Procedimento n. 2772-2012. In detto procedimento un sovrintendente della Polizia di Stato, addetto all’Ufficio Denunce della Questura di Pesaro e Urbino, è stato condannato in primo grado per concussione e peculato.

30 - Procedimento n. 1523-2014. In detto procedimento un ispettore della Polizia di Stato, in servizio presso la Divisione Anticrimine della Questura di Pesaro, è stato rinviato a giudizio per concorso in associazione per delinquere finalizzata all’illegale esportazione di opere d’arte.

31 - Procedimento n. 782/2016. In data 06/04/2016 un ispettore della Polizia di Stato, in pensione, è stato arrestato mentre, in treno, trasportava un ingente quantitativo di droga destinato ad uno spacciatore pesarese, implicato anche in un traffico internazionale di stupefacenti. L’imputato ha confessato di avere eseguito altri trasporti (almeno tre) per conto della stessa persona e ha definito la sua posizione in primo grado, patteggiando la pena.

32 - Procedimento n. 3016-2014. Il 12/7/2014. in Marotta di Mondolfo, nei pressi dell’esercizio pubblico denominato “Bar Oasi”, un piccolo spacciatore veniva sorpreso alle spalle da due malviventi che lo colpivano con estrema violenza al capo facendo uso di due sgabelli di ferro e plastica del peso di 5 chilogrammi ciascuno. La vittima della brutale aggressione, a terra, nonostante la perdita dei sensi e di copioso sangue, veniva ripetutamente colpito con pugni e calci portati con estrema violenza, in particolare al capo tenuto fermo per i capelli. I due aggressori colpivano anche il barista, accorso in suo aiuto, ma si allontanavano alla vista di altre persone che accorrevano.

Nel corso delle indagini emergeva chiaramente che si era trattato di una spedizione punitiva decisa ed organizzata da due fratelli che si erano rivolti ad un pericoloso pregiudicato (già imputato di associazione per delinquere di stampo mafioso nel procedimento n. 2949-2009, riportato sub. n. 3), che a sua volta aveva commissionato il pestaggio ai due esecutori materiali.

33 - Procedimento n. 4556/2014. Nel mese di ottobre del 2014, attraverso le indagini su un’intensa attività di spaccio svolta in Fano da un c.d. collaboratore di giustizia, si risaliva all’organizzazione che gestiva un più vasto spaccio di stupefacenti nel circondario di Ancona. Gli atti del procedimento venivano, conseguentemente, trasmessi alla Direzione Distrettuale Antimafia di Ancona e, anche in questo caso, il coordinamento investigativo veniva realizzato mediante l’applicazione del sostituto pesarese alla Procura Distrettuale del capoluogo.

Nel mese di marzo del 2016 il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Ancona ha emesso ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di dieci componenti dell’associazione e di arresti domiciliari nei confronti di un undicesimo componente, contestando loro, oltre all’ associazione per delinquere finalizzata al traffico degli stupefacenti, le numerose estorsioni e l’usura collegati al pagamento delle forniture, nonché la detenzione ed il porto di armi. L’ordinanza è stata poi confermata dal Tribunale del Riesame, che ha respinto tutti i ricorsi proposti dagli arrestati.

34 - Procedimento penale n. 2975-2015. È stata accertata l’esistenza di un’associazione per delinquere, promossa organizzata e capeggiata da due avvocati del foro di Pesaro, finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di frodi in danno di compagnie d’assicurazione, mediante false denunce di incidenti stradali in tutto o in parte simulati.

35 - Procedimento penale n. 2977-2015. Dalle indagini espletate nel procedimento indicato al punto precedente è emersa altra organizzazione finalizzata al trasferimento illegale all’estero (Svizzera, in particolare) di dipinti di interesse storico e artistico, tra i quali quello attribuito a Leonardo da Vinci raffigurante “ritratto di Isabella d’Este”. Un ruolo importante in detta associazione era svolto da un ispettore della Polizia di Stato, in servizio presso la Divisione Anticrimine della Questura di Pesaro e Urbino (procedimento n. 1523-2014, riportato sub n. 29).

36 - Procedimento n. 1945/2016. In data 12/08/2016 le Squadre Mobili della Questura di Ancona – Sezione Criminalità Organizzata – e della Questura di Pesaro e Urbino hanno proceduto all’arresto di cinque albanesi, due dei quali residenti a Fossombrone, colti in flagrante importazione di due tonnellate di sostanza stupefacente del tipo marijuana, confezionata in 92 involucri, avvolti con cellophane e chiusi con nastro adesivo, trasportati a bordo di un gommone a chiglia rigida, che dall’Albania raggiungeva la costa in prossimità della foce del fiume Metauro, nel territorio del Comune di Fano (PU). Al momento dell’intervento della Polizia la sostanze stupefacente era già stata scaricata e nascosta in un canneto. Un sesto complice, raggiunto da ordinanza di custodia cautelare, è attualmente latitante.

Conclusioni

Spero che l’analisi, condotta mediante l’esame di provvedimenti giurisdizionali e di atti processuali, sia servita a puntare l’attenzione sui fenomeni di criminalità organizzata presenti nel territorio.

Si è detto che la Provincia di Pesaro e Urbino non è terra di mafia ma, purtroppo, la presenza di gruppi criminali organizzati nel territorio non può essere più negata.

È giunto forse il tempo che anche la Regione Marche si doti di un osservatorio permanente sui fenomeni di criminalità organizzata o di una propria commissione antimafia.

Manfredi Palumbo, 31 dicembre 2016