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"Previsioni meteo imprecise senza il radar"

Il ricercatore Mirko Francioni, esperto del rischio idrogeologico e ricercatore dell’Ateneo di Urbino, torna su un tema molto delicato

"Previsioni meteo imprecise senza il radar"

"Previsioni meteo imprecise senza il radar"

Un’altra emergenza maltempo. Massima allerta e sale operative pronte. Personale di emergenza, e volontari, sul campo. Modelli sottomano e consultabili. Insomma è tutto predisposto per capire cosa sta per accadere, ma manca il radar terrestre. La nostra Regione non ne è mai stata dotata; una questione quella dell’acquisto (particolarmente costoso, ad onor di cronaca si parla di circa 1 milione di euro) e della sua installazione che ricompare ciclicamente ma non si concretizza mai. Eppure sarebbe molto utile. Di questo ne abbiamo parlato con Mirko Francioni, esperto di rischio idrogeologico, ricercatore all’Università degli Studi di Urbino e l’Institute for Climate Change Solutions.

Dunque, confema che la Regione Marche non ha un radar?

"Sì, esatto non ne siamo ancora dotati".

Come mai? Questo è un territorio dove i fenomeni di rischio idrogeologico non mancano.

"E’ una domanda a cui è difficile rispondere. Sta di fatto che al momento il territorio nazionale è coperto complessivamente da un numero ridotto di radar: solo 18 di cui nessuno nelle Marche. E’ auspicabile che in futuro, attraverso fondi disponibili o altri che potenzialmente si riusciranno ad ottenere, si riesca ad installarne uno".

Concretamente, se lo avessimo, quali benefici potremmo avere?

"Ci permetterebbe di visionare e monitorare in tempo semi-reale (nowcasting) l’arrivo e l’entità di eventi estremi che sempre più spesso colpiscono il nostro territorio. E’ evidente che dal punto di vista delle allerte o del monitoraggio idrogeologico di alluvioni e frane aiuterebbe nella gestione delle emergenze".

Come?

"Ad esempio, sapendo che arrivano fronti più critici rispetto a quelli attesi in base ai modelli di previsione meteo, e soprattutto saperlo in tempo reale, cambierebbe la percezione del rischio: l’installazione di un radar sarebbe un aspetto molto valido".

Ma se non lo abbiamo a cosa ci affidiamo?

"Come si è sempre fatto, abbiamo i dati satellitari. Il radar terrestre è una dotazione in più che le Regioni hanno acquisito negli ultimi anni, andando a incrementare le informazioni così da avere un monitoraggio in tempo reale. Quello satellitare ci aiuta nelle previsioni a più ampio raggio temporale. Poi le informazioni arrivano anche da radar terrestri installati nelle regioni limitrofe. Quelli più vicini a cui ci affidiamo sono della Protezione Civile e sono installati uno tra Foligno e Spoleto, l’altro tra Bologna e Ferrara".

Come spiegano gli esperti il radar terrestre permette di fare nowcasting, ovvero osservazioni in tempo reale dell’evoluzione meteo, dando informazioni sulla intensità delle precipitazioni, sull’eventuale avvicinamento e sulla sua velocità. In sostanza non può prevenire i danni provocati da un’alluvione ma è fondamentale, assieme a un’efficiente sistema di allerta, per la gestione in tempo reale. Le previsioni meteorologiche, benché in grado di definire l’evoluzione delle condizioni con buona precisione, soprattutto nelle 24 ore, non possono prevedere l’evoluzione e la localizzazione di eventi estremi come quello che il 15 settembre 2022 ha colpito il nostro territorio.

Quindi la funzione del radar si potrebbe accoppiare ad un modello idrogeologico del territorio?

"Sì, per conoscere cosa accade in maniera puntuale. Bisognerebbe investire di più sulla definizione di modelli idrogeologi che permettano di capire meglio l’impatto dei cambiamenti climatici in atto sul nostro territorio. La combinazione di modelli idrogeologici affidabili con dati radar più dettagliati garantirebbe un importante aggiornamento nella salvaguardia del territorio, nella scelta delle possibili misure di mitigazione e gestione del rischio , di conseguenza, anche nel salvataggio delle vite".

Francesco Pierucci