REDAZIONE PESARO

Premi Covid negati dalla Regione "E ci condannano al precariato a vita"

Sono 39 gli interinali della sanità ad aver lavorato per l’Asur nei periodi più duri della pandemia. Per legge dovrebbero avere 800 euro di riconoscimento, ma per gli amministratori sono fantasmi

Anche Mattia è finito tra i “precari per legge“. Anche Mattia Ambrogiani, 39 anni, centralinista in ospedale a Fossombrone è tra i 39 fantasmi a cui la Regione deve una spiegazione. L’antefatto è presto detto. Ad Ambrogiani e ad altri 38 colleghi in somministrazione come lui ad Asur Area vasta 1 spetterebbe la premialità Covid: quasi 800 euro a testa per aver svolto in ospedale, senza riserve, il proprio dovere, nei tempi più duri della pandemia. Ad oggi nessuno degli operatori sanitari ha ricevuto nulla, nonostante il decreto ministeriale di assegnazione porti la data del 30 novembre. Perché? "La Regione Marche ha fatto un errore e nessun

altro passo per rimediare a quell’errore – spiega Valentina D’Addario, segretaria generale Nidil Cgil Pesaro Urbino –. Per cui, per ora, il danno, è solo a carico di questi 39 lavoratori esclusi dalla premialità Covid". Che tipo di errore? "Nel 2021 lo Stato ha chiesto alla Regione di conoscere il numero dei lavoratori che aveva in somministrazione per poter stanziare la somma necessaria a liquidare il premio Covid procapite. La Regione Marche ha dichiarato allo Stato, presumibilmente con dati avuti da Asur Marche, di avere solo 7 lavoratori in somministrazione invece di 39, dimenticandosi quindi 32 operatori sanitari, vivi e vegeti, che da anni lavorano negli ospedali del nostro territorio. Un anno fa, a novembre 2021 lo Stato ha ripartito i fondi per Regione dando alle Marche la somma per soli 7 lavoratori".

Ma cosa vuol dire lavoro in somministrazione? ll lavoro somministrato, appunto, è un rapporto di lavoro in base al quale l’impresa utilizzatrice (in questo caso Asur) può richiedere la prestazione di uno più lavoratori ad agenzie autorizzate, i somministratori ( in questo caso l’agenzia interinale Randstad). Questo tipo di rapporto è tutto tranne che occasionale: infatti colleghi di Ambrogiani hanno maturato fino a 15 anni di precarietà. Il Carlino ha raccontato che Barbara, segretaria amministrativa in ospedale ad Urbino, da 15 anni, ogni sei mesi viene licenziata per poi essere riassunta. "La Randstad aveva anche ipotizzato una stabilizzazione, – spiega D’Addario –, ma la normativa non lo permette: l’ente pubblico può avere lavoratori in somministrazione solo se con contratto determinato. Il pubblico non prevede lo staff leasing". La ragione sta nel fatto che il pubblico può stabilizzare solo tramite concorso. "Abbiamo chiesto all’amministrazione sanitaria di stabilizzare personale che da anni ha maturato competenza e valore, ma senza esito", conferma D’Addario.

Risultato? Ogni sei mesi gli operatori sanitari vengono licenziati, per poi essere riassunti. Una procedura che oltre ad essere più costosa da sostenere per l’amministrazione pubblica è logorante dal punto di vista umano, come hanno raccontato Vittoria Rizzo e Giuseppe Del Popolo al Carlino, precaria da 15 anni la prima e precario da 7 il secondo. Senza un concorso per questi “precari per legge“ non c’è prospettiva. Ambrogiani non merita minore attenzione perché è precario da “soli“ 5 anni o perché rispetto agli altri, ha “solo“ 39 anni. Il vissuto di Ambrogiani è altrettanto emblematico dell’Italia di oggi: diplomato al Conservatorio in flauto traverso riesce, fino a prima del Covid, nella sua carriera da cantautore. Scoperto dal talent scout di Marco Mengoni, quando aveva 20 anni, Ambrogiani, da autore di musica indie e sonorità gipsy è stato prodotto da un’etichetta di Milano per 10 anni. A scrivere la prefazione al suo libro “Tutto corre“ è stato Mogol il quale riguardo la penna autoriale di Ambrogiani non ha limitato i complimenti. Insomma Ambrogiani è un talento artistico, ha studiato per diventarlo, ma come si sa, in Italia, di musica è difficile vivere. "L’arrivo del Covid ha impedito a molti di noi di continuare a lavorare nel nostro mondo, la musica – dice Ambrogiani –. Per sostenerci abbiamo cercato tutti un altro sbocco. L’impiego in ospedale mi piace, ma condivido l’amarezza descritta da colleghi con più anzianità. Da cittadino dico che la Regione dovrebbe dare almeno delle spiegazioni". Al fianco dei lavoratori si sono mobilitate le consigliere regionali Micaela Vitri (Pd) e Marta Ruggeri (M5s): entrambi chiedono giustizia e risposte.

Solidea Vitali Rosati