Porto, il cortocircuito. L’Autorità non riconosce gli atti della Capitaneria

Il sindaco: "Gli edifici di attività che hanno fatto lavori di ampliamento o modifiche risultano così abusivi". Il caso del Club Nautico, chiuso da mesi.

Porto, il cortocircuito. L’Autorità non riconosce gli atti della Capitaneria

Il sindaco: "Gli edifici di attività che hanno fatto lavori di ampliamento o modifiche risultano così abusivi". Il caso del Club Nautico, chiuso da mesi.

Il porto una specie di terra di nessuno con lavori eseguiti, approvati dalla Capitaneria ma senza autorizzazioni da parte del Comune anche perché non esiste un piano regolatore per l’area del bacino. Quindi? Tutti abusivi. Una storia spigolosa tanto che ci sono stati duri confronti tra i tecnici comunali e dirigenti dell’autorità portuale di Ancona che non riconosce gli ok dati proprio dalla Capitaneria di Porto fino al 2012. Il tutto alla presenza di professionisti locali. Un problema grosso perché non si riescono a sanare lavori fatti in area demaniale. Uno dei casi più recenti – a protestare col sindaco anche la senatrice Liliana Segre che è una socia –, quello del club Nautico che non può riaprire il ristorante se non a gestione diretta "altrimenti rischiamo la decadenza della concessione demaniale. E la domanda l’abbiamo presentata a gennaio ma ancora il comitato di gestione ci deve rispondere...", dice il presidente del club Francesco Galeppi "anche perché noi guidiamo un club sportivo, non facciamo i ristoratori".

Una terra di nessuno insomma che il sindaco Andrea Biancani vuole risolvere e nell’altro caso "mi obbligheranno a rivolgermi al Ministro, al ministero e all’ammiraglio della capitanerie regionali in quanto è presente un non riconoscimento delle autorizzazioni, a norma di legge, rilasciate negli anni dalla Capitaneria. Un problema che non riguarda il solo Club Nautico ma la quasi totalità delle attività presenti nel porto che, ad oggi, non sono in grado di presentare alcuna richiesta all’autorità portuale per paura di una possibile risposta negativa o, nel peggiore dei casi, della volontà di abbattimento degli stabili presenti nell’ambito portuale e che risultano relativi alle precedenti autorizzazione della Capitaneria". Insomma un pezzo dello Stato che non riconosce un altro braccio dello Stato e cioè la Capitaneria di porto.

Il paradosso, nell’area portuale, è che alcuni operatori che hanno bisogno di eseguire opere, si muovano sperando di non essere scoperti. Usa il guanto di velluto Andrea Biancani perché lancia un appello alla collaborazione: "Tutto questo è inconcepibile. La norma nazionale parla chiaro: tutto quello che è stato riconosciuto in passato deve considerarsi legittimo anche nei rispettiva competenza, tanto più che l’autorizzazione era stata rilasciata dal ministero competente".

Una polveriera, da mesi, ma che ancora non trova una soluzione ed il porto "rappresenta – continua il sindaco – una grande opportunità per la città sia per le attività che ci lavorano sia dal punto di vista del turismo per i collegamenti con l’altra parte dell’Adriatico, e anche per i tanti appassionati di mare e diportisti. Continuerò a cercare un confronto con tutti gli enti e le istituzioni competenti, per far sì che la città possa finalmente avere un porto in grado di essere funzionale alle imprese e capace di accogliere i turisti".

m.g.