Alfredo Rossini, Dirigente Medico all’Ospedale di Urbino, è anche vicesegretario regionale del sindacato Anaao Assomed Marche, a lui abbiamo chiesto una radiografia sullo stato di salute dell’ospedale ducale: "L’ospedale di Urbino è uno di quelli nei quali è in atto una riorganizzazione dopo le novità volute dal governo regionale con la L.R.192022 e la costituzione dell’Azienda Sanitaria Territoriale Pesaro Urbino.
Bisognerà vedere in futuro come evolverà questa trasformazione, anche se, per ora, è cambiato poco o nulla rispetto al passato.
Uno degli auspici principali è quello di trovare una maggiore sinergia con gli ospedali della costa proprio per dare funzionalità a questa rete integrata a livello provinciale.".
L’ospedale di Urbino come sta?
"Oggi è un ospedale di riferimento per circa 80mila persone dell’entroterra pesarese; ha delle eccellenze, tra le quali i tanti professionisti che qui lavorano e prestano servizio con passione, competenza ed impegno, e dei reparti come Pronto Soccorso e Punto Nascita, e tutte le strutture che vi ruotano attorno, che sono efficaci ed esaustive per le necessità ed i bisogni di salute della popolazione". C’è però il problema cronico della carenza dei medici...
"Le realtà periferiche sono quelle che ne soffrono di più. Il nostro sindacato, sia a livello nazionale che locale, da anni denuncia la situazione e propone soluzioni attraverso un’interlocuzione costante con il Governo e il Ministero della Salute.
Urbino nel tempo ha limitato tutte le sue carenze con il ricorso alle cooperative, "medici a gettone", professionisti che sono al servizio del cittadino ma pagati dal privato.
Tra i nodi principali che, come sindacato rimarchiamo con grande attenzione, c’è la necessità che nella sanità pubblica si concretizzino migliori condizioni di lavoro, per quanto concerne gli orari, la conciliazione della vita privata con l’attività lavorativa, la certezza della progressione di carriera e, conseguentemente della retribuzione economica.
Dalla costituzione dell’Ast stiamo cercando di portare a conclusione la Contrattazione Collettiva Integrativa per far sì che il lavoro nel servizio pubblico sia ancora attrattivo".
Quali reparti soffrono maggiormente questa situazione? "Riscontriamo la criticità maggiore nel Pronto soccorso, dove il 50-60% del lavoro è affidato al privato tramite cooperativa, e poi anche Medicina è in sofferenza, così come Pediatria e Ginecologia, servizi essenziali e non comprimibili che hanno bisogno del sostegno delle cooperative perché altrimenti non andrebbero avanti.
Oggi il privato è un "male necessario", non sostituibile, almeno finché non si punti ad investire finalmente sulla sanità pubblica e sul personale, diversamente da quanto accade oggi con una legislazione con tetti di spesa sul personale che penalizza questo sistema che invece è nato per garantire a tutti l’assistenza sanitaria sul territorio, gratuita ed accessibile.
Il sindacato si batte per un miglioramento globale della situazione, per condizioni di lavoro giuste ed adeguatamente retribuite, non solo a tutela della categoria dei medici, veterinari e dirigenti sanitari ma anche per salvaguardare il bene inestimabile che è il servizio sanitario pubblico".
Andrea Angelini