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Un antiquario di Pesaro, Igor Loreti, col negozio lungo il Corso XI Settembre, è finito a processo per truffa aggravata in seguito alla vendita di oggetti d’arte ritenuti non autentici. A querelarlo è stato il suo ex amico e cliente, l’imprenditore Lorenzo Pizza, titolare dell’Italservice e presidente della squadra di calcio a 5 campione d’Italia. Pizza acquistò tra il 2016 e il 2018 diversi oggetti d’arte, tra cui quadri attribuibili al pittore Alessio De Marchis oltre a mobili apparentemente del ’700 e specchiere ugualmente di quell’epoca, per un costo totale di 61mila euro. Tutto bene per qualche mese, ma poi Pizza iniziò ad avere dubbi sull’attribuzione dei dipinti a De Marchis acquistati da Loreti pagandoli 7mila euro l’uno. Chiamò per un consulto sia l’antiquario pesarese Giancarlo Ciaroni sia un esperto di una casa d’asta oltre ad un professore di storia dell’arte. E tutti arrivarono alla stessa conclusione: i quadri non sono di De Marchis, i mobili risalgono a qualche anno fa, le specchiere non hanno nulla a che fare con l’epoca indicata. In altre parole, sarebbero oggetti non rispondenti alle specifiche dichiarate alla vendita.
La differenza di valore, tra quanto pagato e il costo realistico o presunto tale della merce acquistata, sarebbe di 40mila euro. Di fronte a queste conclusioni, Pizza presentò querela per truffa contro Loreti ma poi, al momento di andare al processo, decise di ritirarla. Un comportamento che l’imprenditore ha spiegato ieri al processo, rispondendo alle domande del pm e del giudice Tetto: "Ad un certo punto, pur sapendo di aver speso molto di più del valore vero degli oggetti, ho deciso di ritirare la querela. Non me la sentivo più, anche se ho subìto un danno e non ho avuto il risarcimento che Loreti mi aveva promesso e poi negato". Ma il processo prosegue d’ufficio in quanto sono state ipotizzate delle aggravanti. Nell’udienza di ieri, la testimonianza di Ciaroni sull’autenticità degli oggetti è stata senza appello: ha escluso, nella sua veste di consulente e non di perito, l’autenticità dei dipinti attribuiti a De Marchis "di cui mi reputo esperto tanto da averne diversi in vendita", oltre ad escludere che specchiere e mobili fossero risalenti a tre secoli fa: "No, sono di fabbricazione nordica, probabilmente degli anni ’60". Ma ha aggiunto, che nel mondo dell’arte il prezzo non è mai un teorema fisso, dipende dalla ricerca, dal gradimento dell’acquirente e da altri fattori: "Io ad esempio a Madrid stavo per acquistare a 1500 euro un quadro che ho attribuito subito a Caravaggio. Non ce l’ho fatta, e oggi vale 50 milioni". Udienza a febbraio.
ro.da.