Più di 60 anni dopo aver superato l’esame di maturità, Umberto Piersanti è tornato al Liceo classico di Urbino, stavolta in veste di autore, per un confronto sul mondo della poesia con gli studenti che ora siedono ai banchi del “Raffaello“. Un incontro, promosso dall’Istituto e organizzato dal prof Alessandro Boccia, che ha riportato il poeta a casa, anche se la sede non era più la stessa di una volta: "Ricordo che la scuola era in cima a via Raffaello – ha detto ai giovani –. E ricordo anche l’esame di maturità, che fu una cosa terribile", ha aggiunto, strappando una risata. Nonostante il cambio di indirizzo del liceo, è stato per lui un incontro speciale: "Ho letto e mi sono presentato in tante scuole, ma questa volta è quella che più mi coinvolge. Vi guardo e ripenso agli anni ‘50". Dopo aver ripercorso la propria storia, dalla nascita, nel 1941, e dal suo primo ricordo, quello dei carri armati degli Alleati che nel ‘44 risalivano dalle Cesane – luogo che sarebbe diventato centrale nella sua produzione – fino agli studi, al matrimonio tardivo e alla nascita del figlio Jacopo, al quale ha dedicato diverse poesie, Piersanti ha letto alcune delle proprie composizioni, spiegando anche perché abbia scelto di raccontare il mondo contadino.
"Io sono vissuto nell’ultimo mondo visionario, che era più vicino a quello del 1300 che al vostro, perché il tempo non sempre corre allo stesso modo – ha detto agli studenti –. Pasolini e Olmi raccontarono il vissuto contadino antico, contrapponendolo a quello moderno, che ritenevano inautentico, io lo racconto perché quel modo di vivere, sentire e percepire non ci sarà più. Parlo della fine della mia infanzia, che è coincisa con la fine di quel mondo. Accanto ai luoghi persi c’è il “tempo differente“, non stabilito, che è speciale e magico, per esempio il tempo dell’amore". Detto anche del proprio legame con la natura, Piersanti ha infine spiegato cosa sia per lui la poesia: "È la più antica espressione letteraria. È suono e ritmo, accanto a senso, significato, dialogo e riflessione. “Poeta“ è una parola ancora fondamentale, ma allo stesso tempo la poesia circola molto poco. Non scomparirà, però sarà sempre più frutto ed espressione di una minoranza".
Nicola Petricca