Giancarlo Giannini a Pesaro, in occasione della 58° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, per ricordare Lina Wertmuller, tramite la proiezione di "Pasqualino Settebellezze" (film che lo portò alla candidatura agli oscar nel 1977), restaurato da Genoma Films. Una collaborazione, quella tra Giancarlo Giannini e Paolo Rossi Pisu di Genoma Films che ha consentito, nel 2019, a Lina Wetmuller di ricevere l’oscar alla carriera.
Un tributo, quello del restauro del film, che Giannini ritiene dovuto, in quanto è stata proprio la collaborazione con la regista a permettergli di arrivare ad avere un curriculum cinematografico che vanta sei David di Donatello, sei Nastri d’argento, cinque Globi d’oro e un premio di miglior attore al festival di Cannes (1973).
"Pensare che Lina non voleva nemmeno farlo Pasqualino Settebellezze, le sembrava assurdo portare in scena della comicità in un campo di concentramento, e io le risposi che non avrei portato un comico nei campi ma Pulcinella" racconta Giannini in riferimento al personaggio di Pasqualino: "Un napoletano ebreo che prende il suo cognome dalla sua bravura con le donne. Questo ha reso il film difficile, visto il contesto, ma allo stesso tempo rappresenta la bellezza del cinema, perché è nella difficoltà di queste interpretazioni che attori e registi gioiscono".
Giannini poi racconta anche del mondo cinematografico che ha vissuto con un tono nostalgico: "Oggi i film vengono fatti con la fretta di essere conclusi, una volta si scriveva per gioco. Ci si rincorreva durante una scena o si mangiava una spaghettata invece di scrivere una sceneggiatura. Anche con Pasqualino Settebellezze è successo così, abbiamo scritto la bozza in piena notte e l’abbiamo mandata a Medusa, ma era nato tutto da un gioco" racconta mostrando la prima copia della sceneggiatura che permise a Lina di ottenere la produzione del film.
Com’è rivedere ora quel film restaurato dopo quasi 50 anni? "Pasqualino è un film molto bello, sicuramente tra i migliori, quindi lo rivedo volentieri. L’ultima volta, quello restaurato, l’ho visto a Cannes. Ma posso dire che mi piace rivedere qualsiasi film fatto con Lina anche perché il mio successo lo devo a lei e a quel film, altrimenti avrei fatto l’elettronico".
Una battuta che inizialmente fa ridere ma poi, con le parole seguenti di Giannini, svela alcuni dei suoi segreti da doppiatore: "Quando mi chiedono di doppiare un personaggio io faccio dei veri e propri diagrammi, come degli elettrocardiogrammi con un oscillografo, per questo dico che sarei stato un elettronico perfetto" afferma ridendo, ammettendo però che: "Il doppiaggio è solo tecnico, per questo preferisco fare di gran lunga l’attore. Non comprendo come mi si possa ancora chiedere cosa preferisco tra i due. Inoltre, tolto il fatto che gli attori italiani sono i più bravi al mondo, doppiare un attore bravo non è difficile, il corpo fa tutto, la voce accompagna solo. Se io dico tavolo e lo indico, la vostra mente elabora l’immagine, il pensiero, la parola invece si perde dopo un istante".
Segue, a questi segreti, un appunto sugli attori: "Voi ci chiamate artisti, alcuni attori proprio si definiscono come tali. Provate allora, come ho fatto io più volte, a chiedergli cos’è l’arte per loro e scoprirete che nessuno vi saprà rispondere. Questo perché il cinema non è arte, ma intuizione." Infine un ultimo pensiero a Lina, la regista che lo ha lanciato nel mondo del cinema e a cui è dedicata la proiezione del film al Festival: "Di Lina posso solo dire che era un genio e il mio unico rammarico è non essere riuscito a realizzare un ultimo film".
Teobaldo Bianchini