Pesarese nel midollo: "Quarant’anni fa grazie a quel trapianto nacqui un’altra volta"

Antonella Bua era una dei bambini di Lucarelli malati di talassemia "In quel giorno di giugno dell’84 lasciai la Sardegna e arrivai qui. Tutti insieme vincemmo la partita della vita: fu un miracolo".

Pesarese nel midollo: "Quarant’anni fa grazie a quel trapianto nacqui un’altra volta"

Pesarese nel midollo: "Quarant’anni fa grazie a quel trapianto nacqui un’altra volta"

Quarant’anni dopo. "Il 21 giugno 1984 – scrive la signora Antonella Bua – lasciammo la Sardegna con la mia famiglia ed arrivammo a Pesaro, una data tatuata in maniera indelebile nel mio cuore, come fosse una trasfusione di sangue il mio nuovo midollo andava a rimpiazzare il midollo malato al fine di sconfiggere la talassemia". Malattia da cui era affetta fin dalla nascita. Era arrivata, all’età di 6 anni, al Centro di Ematologia situato a Trebbiantico prima che nascesse Muraglia. Ricorda che conobbe "bimbi col mio stesso problema di salute, troppo piccoli per affrontare il nemico e già grandi nei loro pensieri, paure e lacrime".

Soprattutto conobbe il professor Guido Lucarelli, "colui che fa parte della casa e della famiglia, della mia storia e del suo lieto fine". Oggi tutto questo non esiste, ma il suo grazie va a Lucarelli, a tutti coloro che la fecero "rinascere a nuova vita" alla Fondazione Berloni per la Talassemia che aveva fra i suoi grandi testimonial Luciano Pavarotti. "Mi ricordo bene di Antonella - dice Guido Lucarelli al telefono – , mi ha sempre esaltato anche un po’ troppo, lei è diventata una vera pesarese, scannata per la Scavolini, amica di giocatori e dirigenti, mi ricordo che quando tornò guarita in Sardegna fu fotografata assieme a Cossiga". E infatti Anto conferma: "Una onorificenza che mi sono data e che sento mia è di essere pesarese fino al midollo per non aver con tigna mai mollato e per aver con cuore resistito ai tanti urti della vita".

Esattamente quarant’anni dopo lei scrive dalla Sardegna: "Vinsi, anzi vincemmo tutti insieme quella partita che valeva più di un europeo o un mondiale perché era la partita della vita, con un pensiero a tutti gli angeli custodi celesti che una volta erano terreni e che Dio ha portato con sé perché non soffrissero più, senza il loro sostegno non ce l’avrei fatta, mi hanno incoraggiato con affetto affinché arrivassi a questo importante traguardo. Nella persona del professor Lucarelli ringrazio proprio tutti coloro che hanno fatto sì che io rinascessi". In occasione di quella splendida vittoria che fu la guarigione Anto chiese in regalo ai suoi genitori un gelataio Simac: "Promessa mantenuta quando tornai a casa, volevo mangiare tanti gelati, volevo qualcosa di superficiale che mi strappasse un sorriso. Non pensate che sia un inno alla vita – conclude Anto Bua – voglio solo dire che su di me si è compiuto il miracolo di venire al mondo".

f.b.