Pesaro, 11 dicembre 2021 - Carenza cronica di personale, ferie da smaltire degli ultimi due anni, personale che se può fugge, reparti ridimensionati e quindi prestazione ridotte. Assunzioni rinviate all’anno nuovo. Altri 50 operatori della sanità ‘fermi’ per vaccinazioni e Green pass: questo il quadro che emerge dai sindacati sulla situazione di Marche Nord e dell’Area Vasta 1. Il messaggio implicito è ‘state in salute’ "perché anche gli ospedali della Romagna sono al limite per cui si rischia una sanità di serie A ed una di serie B, e cioè tra chi ha soldi per farsi curare e chi no. Persone che vanno poi va a riversarsi nei pronto soccorso. Anche perché ci sono problemi con le guardie mediche".
Poi dentro finisce anche la polemica politica e nel mirino va il sindaco di Mombaroccio che "ci accusa di non prendere posizione – hanno detto ieri nell’incontro stampa i sindacalisti Vania Sciumbata (Cgil), Angelo Aucello (Uil) e Alessandro Contadini (Cisl) – ma forse in questi due anni ha vissuto in un altro territorio oppure non ha letto i giornali, perché stiamo denunciando da tempo le condizioni d’emergenza delle strutture di Marche Nord e dell’Area Vasta 1". E poi aggiungono: "Con la quarta ondata Covid rischia di andare in sofferenza anche Galantara dove il 60% dei ricoverati per post-pandemia provengono da altre località della Regione e a gennaio la situazione peggiorerà".
Tutto ruota intorno al problema pandemia "perché noi abbiamo oltre il 50% dei posti letto per ammalati Covid di tutta la Regione. Quando è stato aperto il centro di Civitanova è stato dirottato personale anche dell’area Vasta 1, ma ora non accade il contrario con Pesaro che ha il carico maggiore di tutta le Marche. La Regione deve mettere a disposizione sia risorse che personale per affrontare la situazione perché qui si è in perenne stato di emergenza, ma questo poteva valere solo per la prima fase della pandemia. Nell’area post acuti – continuano i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil –, rispetto all’inizio del Covid, il personale è dimezzato".
Per non spaventare le persone – perché all’interno dell’ospedale i problemi sono noti – i sindacalisti parlano di "rimodulazione". Questo il ritornello. Il che vuol dire che il personale "di Medicina e di Chirurgia viene dirottato verso le Rianimazioni. Quindi reparti con difficoltà a fornire prestazioni a tutte le persone che entrano nelle strutture sanitarie con altre problematiche di salute che nulla hanno a che vedere con il Covid". Sono un fiume in piena i tre sindacalisti e lanciano velate accuse di ‘immobilismo’ anche alle centrali sindacali regionali: "Nel pronto soccorso – si aggiunge – le persone vengono tenute anche per tre giorni in barella perché non ci sono letti ‘bianchi’ liberi. E il tutto accade in una provincia che rispetto alla popolazione ha una carenza letti superiore a tutte le altre aree della Regione". Mentre i sindacalisti parlano, nella saletta della Uil, sono presenti anche alcuni operatori sanitari che ascoltano e quando emerge il tema della mobilità passiva verso la Romagna "che nel corso del 2021 è stata in forte aumento", arrivano cenni di consenso. Soprattutto quando si solleva il tema delle persone che arrivano al pronto soccorso, firmano e prendono altre strade: "E poi con questi ritmi di lavoro – si aggiunge – anche le prestazioni ne risentono per stanchezza e stress (vedi il caso Gnudi, ndr) per cui non sappiamo con precisione quanta gente venga dimessa ma poi deve rientrare all’ospedale".
Questo il quadro fatto dai sindacalisti che aggiungono: "Facciamo un appello a tutti i nostri sindaci, ai consiglieri regionali ed anche ai nostri parlamentari per intervenire e risolvere questa situazione non più procastinabile perché siamo al punto di collasso del sistema sanitario pubblico". Dovevano esserci anche altri sindacalisti – tutti dipendenti ospedalieri – che hanno disertato "per ragioni personali". m.g.