Il lunedì, quando hai vinto, ha un sapore diverso. Se poi è anche il tuo compleanno è semplicemente fantastico. Con questo stato d’animo Sasà Parrillo ha trascorso il classico giorno libero, attorniato dai suoi cari, moglie e due bimbi "che a Pesaro si trovano a meraviglia, anche questo è importante per stare bene" dice il play di Benevento che ieri ha festeggiato 32 anni. La sua prestazione contro l’Acqua San Bernardo, di cui è anche un ex, è di quelle che i numeri non raccontano fino in fondo: 18 minuti in cui ha prodotto 3 punti, 3 rimbalzi, 1 assist; a meno di non arrivare sulla penultima colonnina dello score alla voce plus/minus, quella che Repesa riteneva la più indicativa.
Parrillo, in questa statistica, è stato di gran lunga il migliore dei biancorossi con un notevole +22 che racconta bene una cosa: ogni volta che entrava lui in campo la squadra attraversava un trend positivo: "Siamo stati bravi a fare quello che coach Leka ci chiedeva da un po’ – ammette Sasà –: darci una mano l’un l’altro, in attacco e soprattutto in difesa. Abbiamo giocato un’ottima partita, facendoci trovare sempre pronti, specie nel secondo quarto in cui Cantù ci ha riacciuffato quando, per la prima volta, avevamo fatto un break. Questo tipo di reazione è successa perché, piano piano, stiamo diventando una squadra". Una metamorfosi che non è avvenuta all’improvviso secondo Sasà, ma covava da un po’ all’interno del gruppo.
"Sì, perché secondo me in allenamento stavamo già facendo bene da alcune settimane, ma i risultati non erano arrivati a confermarlo. Anche a Brindisi – ricorda il play – avevamo fatto una buona partita di squadra, ma poi quando finisce con una sconfitta certe cose si notano di meno, o perdono di valore".
Finora questa Vuelle ha fatto le migliori partite contro le squadre più forti: a Udine, anche se poi la prestazione risultò incompleta, s’erano visti 25 minuti molto interessanti e anche contro Rimini, pur non riuscendo mai a mettere la testa avanti, la Carpegna Prosciutto aveva combattuto la sua dignitosa battaglia fino a sbocciare contro Cantù: "L’osservazione è giusta. Probabilmente abbiamo bisogno di forti motivazioni per alzare il livello della concentrazione – riconosce Parrillo –. Ma una cosa è certa: non ci possiamo permettere di avere un approccio diverso a seconda delle squadre che affrontiamo, sarebbe un errore gravissimo in cui non vogliamo cadere".
Su questo tema anche Spiro Leka ha la sua idea, ma sposta il mirino dal livello mentale a quello tecnico-tattico: "Le grandi squadre giocano più a viso aperto e ti lasciano giocare nello stesso modo – sottolinea l’allenatore della Vuelle –. Evidentemente noi ci troviamo meglio quando la partita si mette su questo piano mentre soffriamo le mani addosso, i contatti, il gioco sporco. Per questo dovremo fare un lavoro mirato sulla prossima partita, perché ad esempio Torino gioca esattamente così e noi dobbiamo imparare ad affrontare anche questo tipo di situazione. La partita è sporca? Bene, allora sporchiamoci le mani anche noi". Traduzione, la serie A2 non è una lega per ‘fighetti’ in cui giocare in punta di forchetta, serve la sciabola. A volte anche la clava.
Elisabetta Ferri