"Il mio rancore più grande viene dal non aver ricevuto neanche due righe di scuse da parte dei genitori di Micheal Alessandrini che ha ucciso mio figlio. Questo mi ha fatto molto, molto, molto male". E’ quanto ha dichiarato Pietro Panzieri, padre di Pierpaolo, il 27enne ucciso con 23 coltellate dall’amico Micheal Alessandrini, al termine dell’udienza di ieri in corte d’assise al tribunale di Pesaro. Ieri è stato ascoltato il testimone della parte civile Andrea Mancini, medico legale, che ha descritto il trauma dei genitori della vittima, Laura Gentilucci e Pietro Panzieri. Entrambi, la notte del 20 febbraio 2022 nell’abitazione del ragazzo di via Gavelli, hanno perso un figlio, e il consulente medico è stato chiamato a delineare i contorni di quella perdita. Michael Alessandrini, 30 anni, reo confesso dell’omicidio, difeso dagli avvocati Salvatore Asole e Cosimo Damiano Cirulli, ieri non era presente in aula. I legali della famiglia Panzieri sono invece assistiti dagli avvocati Fabio Anselmo e Paolo Biancofiore. "I genitori hanno subito un danno psichico che non si realizza immediatamente – ha sottolineato Andrea Mancini –. Per loro è stata una perdita improvvisa. Il trauma è stato identico per entrambi ed è derivato non solo dalla modalità omicida ma anche dal ritrovamento del corpo del ragazzo, immerso nel sangue, in una situazione raccapricciante. I genitori hanno subito inoltre il trauma psichico della rievocazione dei fatti e delle modalità con cui l’omicidio è avvenuto. Si trovano in un forte stato di depressione e di ansia persistente. Hanno evidenziato forme di somatizzazione. La madre non dorme più sdraiata ma solo seduta sul divano. Entrambi i genitori sono sottopeso. Erano più forti e ora sono deboli, entrambi hanno registrato una diminuzione di energia. Questo è un circuito che non si interrompe finché non interviene qualcosa, una terapia, che li aiuti a continuare a vivere".
Il consulente ha evidenziato anche una differenza nei confronti della reazione di entrambi davanti al dolore. "La madre ha dei propositi nei confronti del futuro e ha un’ansia più manifesta – prosegue il consulente –. Il padre, invece, ha una calma più preoccupante, come se fosse in previsione di uno tsunami. Se non viene gestita da mani esperte può diventare pericolosa. Ho insistito affinché si sottoponessero a valutazioni psicometriche. Non sono pronti a parlare con psicologi e psichiatri ma hanno bisogno di un continuo sostegno psicologico. Quello dei genitori di Pierpaolo è un trauma in divenire. E l’ambiente in cui è vissuto Pierpaolo è sempre stato molto costruttivo. Questo ragazzo viveva 12 ore con il padre con cui condivideva anche l’attività di lavoro in un clima di grande empatia".
Ieri il pubblico ministero Silvia Cecchi ha presentato una memoria: non sarà più presente al processo perché in pensione da novembre. Il 4 dicembre, data della prossima udienza, l’accusa verrà rappresentata dal sostituto procuratore Irene Lilliu. In quella data verranno ascoltati l’ex fidanzata di Alessandrini e un amico di Pierpaolo Panzieri per ricostruire i loro rapporti con la vittima e l’imputato e chiarire il contesto in cui è avvenuto l’omicidio. Ascoltati gli ultimi testimoni si chiuderà la fase del dibattimento e si aprirà quella della discussione in cui accusa, difesa e parti civili avanzeranno le proprie richieste.
L’imputato Michael Alessandrini si trova attualmente in carcere a Villa Fastiggi. "Sono andato ieri a trovarlo – commenta l’avvocato Cosimo Damiano Cirulli che, insieme all’avvocato Salvatore Asole rappresenta la difesa -. E’ provato, affranto dal dolore. Il suo stato di salute è incompatibile con il regime carcerario, la struttura più idonea per lui sarebbe una Rems che possa curarlo e chiederemo che venga trasferito in una struttura del genere. Merita di essere supportato da una terapia farmacologica".