MAURIZIO GENNARI
Cronaca

Palla: la storia della fusione. Livi racconta un’altra verità: "Ecco chi ci mise i soldi"

L’imprenditore della Fiam interviene dopo la cerimonia della scorsa settimana "Io coinvolsi Enzo Mancini e Gianfranco Sabbatini: da loro 200 milioni di lire".

Palla di Pomodoro o Sfera Grande. Due sole in Italia: una a Pesaro, l’altra davanti alla Farnesina a Roma. E’ di qualche giorno fa la deposizione di una targa, con autorità e protagonisti dell’epoca, per ricordare coloro che contribuirono alla fusione. Ma ecco che arriva una lettera di Vittorio Livi, il patron della Fiam, per ricordare, documenti alla mano, come andò veramente la storia. "Durante una delle visite che Pomodoro mi ha fatto a villa Miralfiore – ricorda Livi –, accompagnato dalla gallerista Franca Mancini, il maestro molto addolorato mi raccontò che non sarebbe più venuto a Pesaro perché il Comune nonostante gli accordi presi, si rifiutava di fondere in bronzo la sua scultura". Livi ricorda poi gli atti di vandalismo, la ormai celebre cartolina ‘Tomato ball’ tanto che Pomodoro "aveva dato disposizione di togliere la Palla dall’allora collocazione per trasferirla in un magazzino". Quindi il patto tra Livi e Pomodoro al fine di portare avanti il progetto di fusione. "Iniziai a chiedere preventivi e si scelse la fonderia De Andreis anche perché avevano la mamma pesarese... Parallelamente portai avanti i contatti con il Comune e comincia con il supporto del commercialista Claudio Marchetti l’attività di ricerca di sponsor".

Quindi la svolta... "Dopo diversi tentativi andati a vuoto ne parlai con Franca Mancini la quale mi consigliò di parlarne con il marito Enzo, fresco presidente della Banca dell’Adriatico. Mancini sposò il progetto mettendo a disposizione 100 milioni di lire; forte di questo andai da Gianfranco Sabbatini presidente della Fondazione il quale non volle essere da meno e mise a disposizione la stessa cifra". Quindi Vittorio Livi continua: "Visto come procedevano le cose ritornai in Comune a parlare con l’assessore Loreno Sguanci il quale chiese all’allora sindaco Oriano Giovanelli di proporre al consiglio comunale un contributo di 100milioni. In seguito al successivo esito positivo, si aggiungesero altri 50milioni da parte della Provincia. Per raggiungere la cifra occorrente al completmento dell’operazione mancavano ancora 100 milioni. Andai allora da Salvatore Giordano, direttore di Confindustria provinciale il quale si attivò per altri imprenditori che insieme a me si impegnessero nel versare la cifra mancante".

Livi ricorda le aziende: Belligotti, Berloni, Tvs, Pica, Sifa, Febal, Fiam, Montagna, Italino Mulazzani, Scavolini e Biesse. Ed anche gli aspetti burocratici riguardanti le intestazioni della fattura di fusione che avvenne attraverso il Serc, prima con Ottavio Cascino e quindi con il notaio Roberto Licini. Livi poi ricorda anche la ditta guidata da Carla Tomassoni che mise a disposizione i mezzi di trasporto e il posizionamento della Sfera Grande in piazzale della Libertà. "Nonostantre le tante difficoltà incontrate – conclude Livi – il 30 maggio del 1998 presente Pomodoro, sponsor, autorità e di tantissimi cittadini si riuscì ad inaugurare la Sfera Grande, diventata un segno distintivo e di prestigio della nostra città". Questa la versione che arriva dal signor Fiam: ‘medagliere’ tutto da... rivedere?

m.g.