Pesaro, 25 febbraio 2023 – Sono stati svegliati dal pianto di un uomo, alle 4 e 30 del mattino. Quando il corpo di Pierpaolo Panzieri era forse già senza vita, straziato da 13 coltellate, nel bagno della sua casa bianca di via Gavelli 19, in pieno centro storico a Pesaro.
A versare quelle lacrime, molto probabilmente, è stato l’assassino, Michael Alessandrini, il 30enne pesarese, fermato due giorni fa ad Arad, in Romania. Tutto fa supporre quindi che sia rimasto accanto al corpo dell’amico, come se lo vegliasse. A sentire quel pianto sono stati i vicini di casa della vittima.
Un nuovo dettaglio che si unisce ad altri particolari che stanno venendo alla luce col passare delle ore. Dettagli che si spera siano utili a chiarire anche il movente, ancora misterioso. Ma anche a delineare la personalità di Alessandrini. Tanto che il suo difensore, l’avvocato Salvatore Asole, nominato ieri dalla famiglia del 30enne, stamattina presenterà in procura a Pesaro due istanze: una per sollecitare la perizia sulla capacità di intendere e di volere di Michael e l’autorizzazione a incontrarlo a Timisoara, in Romania, prima del rimpatrio. Asole ha nominato come consulente Ezio Denti.
Ma vediamo gli ulteriori tasselli della vicenda. Andare a combattere in Ucraina contro i russi era un’idea che Alessandrini aveva in mente da tempo. Lo aveva comunicato ai genitori. Non si sarebbe trattato quindi di un proposito dell’ultimo minuto come nascondiglio dopo il delitto. Ma erano anche altre le follie e paranoie sempre più crescenti dell’ultimo periodo. Come scandagliare il corpo dei genitori con una calamita per vedere se, dopo i vaccini, gli erano stati inseriti dei chip. Torniamo al giorno del delitto. Quella sera Michael si sarebbe arrabbiato con Pierpaolo. Tutto perché l’amico era rincasato in ritardo e Alessandrini, con la spesa in mano, non aveva trovato nessuno in via Gavelli dove era stato invitato da Panzieri. Era così tornato nel suo hotel, al San Marco, e qui i genitori lo avrebbero visto molto alterato. Nel frattempo Panzieri rincasa, avvisa Michael e i due cenano insieme.
Alle 23.55 il 30enne invia un sms al telefonino del padre, con il cellulare di Pierpaolo, perché il suo gliel’avevano rubato a Milano qualche giorno prima, in cui gli dice "abbiamo fatto pace, poi sistemo io". Parole che fanno supporre che il delitto fosse ormai consumato.