Pesaro, 8 marzo 2023 – Cinque colpi alla gola, di cui uno quello mortale. E dieci coltellate alla schiena. Fendenti assestati con una forza tale da fratturargli anche due costole. Ma poi anche quel morso alla mano, addentata con violenza quasi bestiale.
Michael Alessandrini ha ammesso di aver ucciso l’amico Pierpaolo Panzieri, ma a rivelare la brutalità dell’omicidio è stato lo stesso corpo della vittima. È quello che emerge dall’autopsia eseguita ieri dal dottore Angelo Montana dell’istituto di medicina legale di Ancona sul 27enne trovato senza vita lunedì 20 febbraio nella sua casa in via Gavelli, in pieno centro. Un esame che è stato definito "lungo e complesso", cominciato alle 14 e durato quasi 5 ore, a cui era presente anche il consulente della famiglia di Panzieri, nominato dal loro legale, l’avvocato Paolo Biancofiore.
Analisi che hanno confermato quello che di fatto già si sapeva sulla cronologia di quella sera. Panzieri aveva in corpo ancora i resti della cena. La sua ultima cena consumata in compagnia dell’assassino, che aveva invitato nella sua casa, come altre volte. Ma quella sera succede qualcosa.
Lo ha spiegato lo stesso Alessandrini. Il movente, così come lo ha riferito qualche giorno al procuratore di Timisoara: "Pierpaolo aveva il numero della mia ragazza sul suo telefonino". La ragazza si chiama Julia, anche lei pesarese, e si è affrettata a smentire che ci fosse una qualche relazione amorosa tra lei e Michael. È vero però che lo frequentava. Andava spesso a trovarlo nell’albergo dei suoi genitori dove lui viveva. La scoperta di quel contatto sul cellulare della vittima avrebbe scatenato la gelosia del 30enne al punto da fargli afferrare il suo coltello e con quello accanirsi sull’amico. L’unico che gli era rimasto.
Pierpaolo si difende. Anche quello lo conferma l’autopsia. Ha segni di tagli da difesa sulle mani. Una difesa, purtroppo, vana, che non è bastata per impedirgli di soccombere sotto i colpi di Alessandrini. Alle 22, le 23 al massimo, potrebbe essere l’ora in cui il cuore di Panzieri smette di battere. Quello che ancora non si sa, e a cui l’autopsia dovrà rispondere, è quale dei 15 fendenti è stato il primo. Se fosse quello mortale al collo, si spiegherebbe come nessuno dei vicini possa aver sentito neppure un grido o una richiesta di aiuto. Intanto oggi potrebbe già arrivare il nullaosta per i funerali di Panzieri.