Pesaro, 17 luglio 2018 - Prima nega, poi confessa, e infine ritratta. Girandola di versioni quelle offerte da Zakaria Safri, il 38enne marocchino arrestato sabato scorso con l’accusa di omicidio volontario per la morte della 52enne cassiera pesarese, Sabrina Malipiero, uccisa con due fendenti alla gola nella sua casa in via Pantano 89.
All’udienza di convalida di questa mattina, Safri (difeso dagli avvocati Marco Defendini e Francesca Biagioli) è ritornato sui suoi passi e ha detto di non essere stato lui ad uccidere la donna, confermando così la prima versione data agli inquirenti, ossia di esser arrivato nell’appartamento di Sabrina trovandola agonizzante a terra. Si sarebbe limitato a toglierle il coltello ancora in gola e a fuggire via impaurito.
«Mi hanno costretto a confessare» ha detto davanti al gip Giacomo Gasparini che, dopo aver convalidato il fermo dell’indagato, lo ha tenuto in carcere firmando un’ordinanza di custodia cautelare accogliendo la richiesta dei pm Silvia Cecchi e Giovanni Narbone. Per la Procura e gli uomini della squadra Mobile che stanno conducendo le indagini, Safri è un criminale di spessore e molto abile, capace di adattarsi alle situazioni e di volgerle a suo favore. «Safri – ha detto Silio Bozzi, capo della Mobile di Pesaro, durante la conferenza stampa dell’altra mattina in Questura – è una personalità proteiforme, abile nel tenere comportamenti diversi a seconda delle situazioni che di volta in volta si presentano. Per questo dovevamo intervenire subito per blindare l’indagine. Un’indagine che è stata breve, ma non per questo più facile».