Il caso di Roberto Magini, medico chirurgo la cui vena di scrittore libera pagine di fantasia inaudita e freschissima, continua a fare parlare di sé. Lo scrittore pesarese più tradotto all’estero (i suoi quattro precedenti libri sono venduti non solo in Italia ma in tutta l’America latina e nei paesi di lingua spagnola oltre che nel nord Europa), ha dato alle stampe, per i tipi di Leone Editore, l’ultima fatica: "Gli ultimi atlantidei". Per gli amanti del genere fantastico, ma di quel fantastico con i piedi ben piantati a terra, l’ occasione di fare un regalo di Natale a sé o agli amici. Sì, perché quando un libro si fa leggere tutto d’un fiato e senza inciampi, quando le pagine ti coinvolgono e anzi dialogano con te un linguaggio assolutamente semplice, fruibile, scorrevole, con i periodi che viaggiano uno dietro all’altro con la musica di un treno a vapore, allora la lettura diventa divertente e coinvolgente. Cos’altro devono comunicare le pagine scritte, se non una parte di chi le scrive, il suo stato d’animo, il suo vissuto, le sue aspirazioni, i suoi ideali? Roberto Magini mette ne "Gli ultimi atlantidei" tutto questo, usando un espediente a lui ormai noto: prenderci per mano contestualizzando il racconto nel quotidiano, cioé nel mondo che ci appartiene, e poi entrando piano piano nei meandri della memoria, nelle vicende del passato che ci introducono a sorprendenti mondi, popolati da genti lontane, e ricchi di colpi di scena. Due dei motivi che muovono l’autore anche in questo racconto, sono già noti e fanno parte del suo bagaglio culturale: l’amore, inteso come trasporto oltre il tempo e le apparenze, al punto da manifestarsi senza remore: da un rapporto a tre, tra due donne e un uomo, può nascere un grande amore tra lui e lei, tormentato e mai domo. Sullo sfondo una minaccia, un attentato, da scongiurare, alla cupola di San Pietro, e una vibrante tensione alla giustizia: l’altro grande principio dell’autore. Ma tra le pagine della vicenda, qualcuno ci guarda...
d.e.