"Non temo l’intelligenza artificiale, ho il terrore della stupidità naturale"

Alessandro Cecchi Paone sarà a Pesaro per moderare il convegno sull’AI verso il terzo millennio

"Non temo l’intelligenza artificiale, ho il terrore della stupidità naturale"

Alessandro Cecchi Paone sarà a Pesaro per moderare il convegno sull’AI verso il terzo millennio

di Andrea Angelini

"Non mi spaventa l’intelligenza artificiale ma ho il terrore della stupidità naturale": Alessandro Cecchi Paone la sua scelta di campo l’ha già fatta ed è un mix tra scienza, conoscenza, e filosofia. Il giornalista e divulgatore scientifico sabato sarà a Pesaro per moderare il talk “Intelligenza Artificiale verso il Terzo Millennio“ alle 17.30 all’Hotel Charlie in viale Trieste a Pesaro, con importanti ospiti del mondo accademico e rappresentanti delle aziende. Il tema oggi è al centro del dibattito su vari piani: "Come sempre in Italia si è innescata la discussione di colpo, senza preavviso, e tutti ci si sono lanciati ma pochissimi sanno cosa sia davvero. Sia chi dice che sia una cosa buona che chi dice il contrario comincia a parlare di aspetti etici e morali o del mettere l’uomo al centro ma poi mica sa cosa sia davvero questa AI. È una cosa tipica di un paese terribilmente arretrato come il nostro".

Dirimiamo subito la questione: lei è a favore o contro?

"Io sono uno dei pochi pienamente a favore, per me rappresenta un ulteriore splendido salto in avanti nella storia dell’umanità e del progresso, quindi la difendo a spada tratta. Non prevalgano i paurosi, gli ignoranti o chi mischia scienza, tecnologia ed etica: guardiamo avanti. Il digitale sarà il prossimo ambiente vitale dell’uomo, con potenzialità, usi e vantaggi notevoli che nessuno però conosce davvero ma le persone meno ne sanno, più ne parlano".

Niente scenari da film di fantascienza con le macchine che prendono possesso sull’uomo, dunque?

"Umberto Eco diceva “apocalitici o integrati“. Sul tema dell’Intelligenza Artificiale io sono integrato, chi è apocalitico probabilmente ha paura del nuovo, di cambiare, di evolversi. Il nuovo viene sempre attaccato ipotizzando terribili conseguenze ma, alla fine, è quello che muove davvero la Storia".

Dobbiamo immaginarci quindi un uomo più integrato alla tecnologia?

"Domenico De Masi, grande sociologo italiano, diceva che più noi demandiamo compiti alla tecnologia più si libera tempo mentale ed energia fisica per dedicarsi alla ricerca della felicità. Perché non proviamo a lasciare libera l’intelligenza naturale per dedicarci a noi stessi, concentrandoci su amori, famiglia, interessi culturali e ricreativi? Oggi il problema principale è che le persone non hanno tempo, sfruttiamo questa possibilità e liberiamo tempo. Le cose ripetitive o noiose facciamole fare alle macchine e diventiamo esseri superiori che possono dedicarsi alla propria ed altrui felicità".

In Italia sembra muoversi solo il dibattito, altrove si muovono le tecnologie...

"Qui si gioca una grande sfida del futuro. Sono apocalitico – stavolta sì – sull’Italia e sulla ricerca e sviluppo in Europa: siamo molto indietro rispetto a USA e Cina. Noi non ce ne occupiamo e non facciamo ricerca e investimenti, ci ritroviamo privi degli strumenti, tecnologie e conoscenze in un contesto che va avanti a prescindere da noi. Diventiamo così un paese secondario: dove tutto il mondo verrà guidato dall’intelligenza artificiale costruita e “allevata“ nel proprio paese il nostro futuro sarà con un’intelligenza artificiale costruita e cresciuta da altri. Sarà un gap tremendo quando il mondo verrà guidato da AI, perché questa non avrà per niente un impronta culturale italiana e europea. Questo sì mi preoccupa terribilmente".