SOLIDEA VIVIANA VITALI ROSATI
Cronaca

"Noi, a tu per tu con il Papa". Strette di mano, scambio di doni. Incontri scolpiti nella memoria

Da Pia Gennari ed Emanuela Savolini, che assistettero alla Messa nella Domus Santa Marta, al bimbo uzbeko che vinse il Rossini international prize e poi fu invitato a esibirsi in Vaticano.

Da Pia Gennari ed Emanuela Savolini, che assistettero alla Messa nella Domus Santa Marta, al bimbo uzbeko che vinse il Rossini international prize e poi fu invitato a esibirsi in Vaticano.

Da Pia Gennari ed Emanuela Savolini, che assistettero alla Messa nella Domus Santa Marta, al bimbo uzbeko che vinse il Rossini international prize e poi fu invitato a esibirsi in Vaticano.

A tu per tu con Papa Francesco, 266esimo papa della Chiesa cattolica e ottavo sovrano del Vaticano. E’ accaduto a molti pesaresi di incrociare sul proprio cammino il Pontefice, nato Jorge Mario Bergoglio e di serbare, dello straordinario incontro, un prezioso ricordo. In questi giorni di lutto nazionale per la morte di Papa Francesco – avvenuta il 21 aprile 2025, alle prime luci del lunedì dell’Angelo – l’affetto travolgente di tanta gente riaffiora attraverso un mosaico di memorie. In tutti i racconti c’è l’esperienza della grande umanità di Papa Francesco spesa al servizio dei fragili; in difesa della Pace, in immediata sintonia con le persone gentili, esempio di resilienza e intelligenza. Come fu Pia Gennari – insegnante, amministratrice pubblica, benefattrice – che Papa Francesco incontrò nel 2013, nei primi mesi di pontificato, nella cappellina interna alla domus Santa Marta poi rimasta, per 12 anni, la residenza di Bergoglio. Qui il Papa, alle prime luci dell’alba celebrava messa. Pia Gennari, al fianco dell’amica Emanuela Scavolini, percorse il lungo corridoio che divideva lo spazio residenziale dalla cappellina, sobria negli arredi contemporanei, ma irrorata di luce. "Pia è morta due anni dopo quel significativo incontro: aveva già affrontato tante operazioni – racconta Emanuela Scavolini –. Lei stessa visse come Papa Francesco ha vissuto: esprimendo la fiducia nei giovani e nella fede che abbraccia tutto e fa sperare nel mondo". Tutti ricordano il bene al servizio della città promosso da Pia Gennari, pochi sapevano di quest’aneddoto. "Alla fine della messa Papa Bergoglio attese le persone fuori dalla porta per stringere ad ognuna la mano: un gesto semplice che toccava direttamente l’intimo. Ricordo che mi colpì quella sua stretta così salda, capace di trasmettere energia. Mi fece pensare a mio padre e al suo rituale mattutino di presentarsi sempre in ordine, rispettoso del prossimo, pronto al nuovo giorno".

Galeotto dell’invito di Papa Francesco alle due pesaresi fu una lettera inviata, senza nessuna speranza di ricevere risposta. "Pia rimase subito contagiata di simpatia per l’allora nuovo Papa: scherzando mi disse che le sarebbe piaciuto assistere ad una sua messa. Io presi sul serio quel desiderio: nella lettera raccontai dell’esempio di fede che era Pia Gennari per tutti quelli che la conoscevano. Nel giro di una settimana la segreteria di Bergoglio ci rispose, invitandoci". Quella foto che le fecero in Vaticano con Papa Francesco è esposta nella sua casa di via Canale dove ora vivono 4 ragazze del Tingolo, comunità di recupero sempre sostenuta da Pia Gennari.

Fu invece la musica di Gioachino Rossini lo spunto dell’incontro tra Papa Francesco e il bambino uzbeko di soli 10 anni Izzatilla Toshkenboev, vincitore a Pesaro, del Rossini International Prize 2016, ideato dalla pianista Francesca Matacena e sostenuto dall’industriale Vittorio Livi. Grazie al passaggio pesarese il giovane talento venne invitato in Vaticano a tenere un concerto in occasione della canonizzazione di madre Teresa di Calcutta. "Izzatilla, oggi 19enne, era di fede musulmana e suonava divinamente uno strumento popolare dell’ Uzbekistan – racconta Matacena –. Papa Francesco lo volle incontrare di persona, senza alcuna mediazione da parte nostra, per avere con lui un dialogo. Il bambino ne uscì raggiante: regalò al Papa, in un gesto spontaneo di immediata confidenza, il suo cappellino. Il Papa rispose con la stessa innocenza regalandogli un cappellino bianco. C’è stato raccontato che quando Izzatilla tornò in Uzbekistan si era ormai diffusa la notizia del suo incontro a tu per tu con il Pontefice. Nessuno del popolo aveva avuto la stessa esperienza e così per molto tempo Izzatila è stato considerato come un bambino sacro. Qui – conclude Matacena – sta anche la grandiosità di Papa Francesco il quale attraverso un bambino ha affidato un messaggio di vicinanza e di pace tra le due religioni".