FRANCESCA PEDINI
Cronaca

Noci di mare e meduse Pesaro, invasione innocua per l'uomo

Ce ne sono molte nella spiaggia di levante e all'atezza delle scogliere. La spiegazione dell'esperto

Una medusa vicino a riva: non hanno sostanze irritanti

Pesaro, 30 agosto 2019 - Noci di mare: è di nuovo invasione. Le prime avvisaglie si erano annunciate a metà agosto, ma erano banchi sporadici, ancora non fastidiosi. In questi giorni invece, la Mnemiopsis leidyi (è questo il suo nome scientifico) ha invaso letteralmente la costa, soprattutto nella spiaggia di levante, dove molti esemplari fluttuano a riva, tra lo sconcerto e lo spavento dei bagnanti. L’entità del problema lo si percepiva soprattutto all’altezza delle scogliere, in cui erano presenti cortine quasi impenetrabili. Masse gelatinose che impediscono di nuotare per raggiungere il largo. L’ultima invasione di questa entità risale al 2016, gli anni scorsi si erano manifestate a fine stagione, ma in quantità meno preoccupanti.

La specie, originaria dell’Atlantico, è costituita al 97% d’acqua ed ha piccole dimensioni: da 7 a 12 cm di lunghezza. E’ stata introdotta negli anni ’80 con l’acqua di zavorra delle navi nel Mar Nero e, secondo le teorie più accreditate, proviene dal Golfo del Messico. Con il tempo ha colonizzato molti mari, compreso il nostro. Non è pericolosa per l’uomo in quanto non sprigiona sostanze urticanti né tossiche. Per l’ambiente marino sì però. La noce di mare si nutre di zooplancton, tra cui anche crostacei, larve e uova di pesce, e per questo è capace di modificare interi ecosistemi. Nel Mar Nero ha avuto effetti devastanti, tanto da compromettere totalmente la pesca. 

A invadere le acque marine in questo fine stagione sono anche le meduse, in particolare 'polmoni di mare' e 'cassiopee'. I primi (Rhizoztoma pulmo) hanno un cappello opalescente con i bordi sfrangiati blu e viola, e possono raggiungere fino a 50 centimetri di diametro e 10 chili di peso. Quelle più frequenti a riva però sono le bellissime Cassiopee (Cotylorhiza tuberculata), più piccole con l’ombrello di 30/40 centimetri, simile a un uovo all’occhio di bue e un infinità di tentacoli che terminano con un bottoncino blu o viola. Se le si incrocia fuori dagli scogli si può notare che, sotto il cappello, trovano spesso ospitalità piccoli pesci. In tanti, dopo aver scoperto che non sono pericolose (hanno un bassissimo livello urticante), ne restano affascinati.

A cercare una spiegazione all’esplosione di meduse e noci di mare è Attilio Rinaldi, della Struttura oceanografica Daphne dell’Arpa Emilia-Romagna. "Sulle cause dell’aumento di meduse nel Mediterraneo la questione è ancora aperta – afferma - anche se si affermano sempre più le strette correlazioni con l’innalzamento della temperatura dei mari e la diminuzione dei pesci predatori". L’eccessiva pesca dunque ha anche queste conseguenze: un Adriatico sempre più povero di tonni, pesci spada, sardine e acciughe e troppo ricco di meduse e noci di mare.