Pesaro, 8 agosto 2020 - Invisibili e sfuggenti, ma soprattutto sgradevolmente viscide. Puntuali come un orologio svizzero sono tornate a farci visita le noci di mare, piccoli esseri gelatinosi che ieri mattina hanno invaso le acque pesaresi scatenando sconcerto e impressione tra i bagnanti. Ormai sono diventate un appuntamento fisso in questo periodo, arrivano in grossi banchi e stazionano soprattutto a ridosso delle scogliere, creando una sorta di cortina impenetrabile verso il largo. Avvistamenti sono stati segnalati lungo tutta la costa, da Ponente fino a Fosso Sejore e non poteva essere altrimenti, visto che la loro invasione ormai coinvolge tutto il Mediterraneo, in particolare l’Adriatico, dal golfo di Trieste fino a Pescara.
“Sembrava di essere immersi in una gigantesca zuppa di gelatina – racconta Fabio Arcidiacono, docente di Matematica e Fisica al Liceo Torelli di Fano - . Nuotavamo con un gruppo di amici all’interno delle scogliere, e ci siamo trovati in un grande “brodo primordiale”. Le noci erano presenti lungo tutto il tragitto: dalla Palla fino alla spiaggia libera di Sottomonte, ma in alcuni punti era quasi difficile avanzare, ce ne saranno state trecento in un metro cubo d’acqua. Ormai le conosciamo bene, quindi non ci spaventano, purtroppo le incontriamo tutti gli anni in questo periodo. Certo è che rendono la nuotata molto meno piacevole”.
In molti le scambiano per meduse, ma non sono pericolose per gli umani, perché non sprigionano sostanze urticanti. Il problema è che sono considerate un vero flagello per la nostra fauna ittica, che già vive un equilibrio precario a causa dell’over fishing (sovrappesca). La Mnemiopsis leidy (è questo il nome scientifico delle noci di mare ndr,) è una specie aliena proveniente dall’Oceano Atlantico ed è giunta fino a noi attraverso l’acqua di sentina delle navi cisterna.
"Si nutre di zooplancton, tra cui anche i crostacei, larve e uova di pesce – spiega Antonella Penna, responsabile del Centro di Biologia ambientale dell’Università di Urbino - ed è proprio questo che la rende pericolosa per l’equilibrio marino. La specie è in grado di modificare interi ecosistemi e ridurre fortemente l’ittiofauna. Nel Mar Nero ha avuto effetti devastanti, tanto da compromettere totalmente la pesca. Benché le ragioni dell’esplosione non siano perfettamente comprese, tra queste ci sono la sovrappesca, i cambiamenti climatici e l’eutrofizzazione". Come risolvere dunque il problema? Ancora una risposta non c’è. Certo sarebbe buona cosa non impoverire ulteriormente il nostro mare con i suoi naturali predatori.