
Oltre ai quadri, anche da collezioni private, gli scritti per il Carlino e il rapporto con Giovanni Spadolini. Inaugurazione il 17 maggio.
Ci sono voluti tutti i pretini di Nino Caffè in preghiera per arrivare alla mostra di questo pittore che è stato sicuramente, tra quelli pesaresi, tra i più conosciuti e stimati non solo a livello nazionale. Perché di Caffè hanno scritto, oltre al grande scrittore Graham Greene, anche il New York Times, fino ad arrivare a Indro Montanelli.
Si arriva a fine corsa dopo due anni, perché il 17 maggio, al primo piano dei musei civici, nei nuovi spazi museali, saranno esposti oltre sessanta dipinti. Ma il numero potrebbe anche crescere perché alcuni collezionisti della città non hanno dato ancora la loro adesione a questa antologica "che poi porteremo anche in altre città italiane", dice il figlio di Nino Caffè, Lorenzo, che da mesi sta mettendo anima e cuore per organizzare questa mostra nella città adottiva di suo padre. Con lui Maria Stella Margozzi storica dell’arte e con importanti incarichi a livello ministeriale. "Arriviamo di corsa all’inaugurazione – dice Lorenzo Caffè – perché ancora dobbiamo completare anche il catalogo delle opere espote, un centinaio di pagine, e sono anche contento del fatto che la mostra antologica su mio padre arrivi fino a tutto il periodo del Rossini Opera Festival, perché fra l’altro mio padre aveva anche fatto degli schizzi con le raffigurazioni dei grandi musicisti e quindi anche di Gioachino Rossini". I pretini, i ritratti, i paesaggi, le marine, una mostra che chiuderà a 360 gradi tutta l’opera di questo pittore che ha esposto a New York e i cui dipinti sono finiti anche all’interno delle grandi collezioni americane. Stessa cosa in Italia quando era uno degli artisti preferiti degli intellettuali e attori legati alla stagione romana del Neorealismo ed anche alla Dolce Vita.
Roma come palcoscenico artistico, ma con il cuore a Pesaro "perché quando rientrava da Roma mi portava nella bottega di Della Chiara in via Rossini dove incontrava gli altri artisti locali. Un mondo che gli piaceva, dove stava bene assieme a Scevola Mariotti oppure ad Annibale Ninchi, Ficari e via dicendo. Un mondo per il quale ha scritto anche perché il vecchio capo della redazione del Carlino, Sauro Brigidi, lo invitò più volte a scrivere ma lui accettò solamente per parlare del mondo che girava attorno alla bottega di Della Chiara. Tra i suoi collezionisti anche Giovanni Spadolini che conobbe quando venne a inaugurare la sede del Carlino di Pesaro in piazzale Matteotti, con la nostra famiglia che abitava al piano di sopra. Rapporto che continuò anche quando divenne direttore del Corriere della Sera, e poi presidente del consiglio dei ministri. E Spadolini, ricordando gli scritti che faceva per la cronaca di Pesaro, lo invitò a cimentarsi anche su altri argomenti. ‘Una bella penna lei’, gli disse Spadolini. Ma lui rispose: ‘Direttore ognuno deve fare le cose che sa fare, io so dipingere...‘".
Ricordi e frammenti di una città ormai sparita "ma sto lavorando – continua Lorenzo Caffè – per raccogliere anche tutto questo materiale, che sarà di contorno a tutti i dipinti, perché rappresenta anche un bel ritratto di una Pesaro che lui tanto amava". E alcuni dipinti che verranno esposti arrivano proprio dalla collezione privata della famiglia di Giovanni Spadolini. "Mostra che arriva per celebrare i 50 anni della morte di mio padre e i 100 della nascita di Spadolini", dice Lorenzo Caffè.
m.g.