SOLIDEA VITALI ROSATI
Cronaca

Nidi comunali, 250 bebè esclusi. Una mamma: "Così mi licenzio". Marchionni: "Soluzioni subito"

La consigliera comunale raccoglie l’sos di Eleonora: "Il Comune faccia convenzioni con gli asili privati"

Nidi comunali, 250 bebè esclusi. Una mamma: "Così mi licenzio". Marchionni: "Soluzioni subito"

Nidi comunali, 250 bebè esclusi. Una mamma: "Così mi licenzio". Marchionni: "Soluzioni subito"

Eleonora è pronta ad assentarsi dal lavoro, se da qui a settembre non troverà un nido che a Pesaro le accolga il pargolo. "Il congedo parentale non è ben visto in azienda, ma come posso fare altrimenti? Io e mio marito lavoriamo entrambi, ma il costo di una baby sitter non è comunque sostenibile". La signora Eleonora è tra le oltre 250 famiglie che pur avendo fatto domanda per iscrivere il proprio maschietto di 6 mesi ad uno dei nidi comunali è rimasta con un pugno di mosche: il nominativo del figlio non c’è nelle graduatorie definitive di iscrizione ai nidi comunali (fascia 0-3 anni). Per lei i nonni non sono una possibilità: "Sia i miei genitori che i miei suoceri vivono fuori città", spiega mentre ricontrolla l’elenco degli esclusi. "Ora sto cercando un nido privato nelle stesse zone che avevo indicato tra le preferenze: Pantano e Piazza Redi. Ma la vedo veramente difficile. Ho appena iniziato e sono già scoraggiata".

Alla base dello scoramento della giovane mamma, lavoratrice, c’è anche la questione economica: l’idea di non arrivare mai. "Io come molte delle mie amiche, mamme, abbiamo optato per il nido comunale visto che è abbordabile grazie al sostegno dato dal bonus governativo". Se il contributo massimo è di 370 euro al mese, Eleonora, sulla base del proprio reddito familiare, avrebbe avuto 270 euro di rimborso tramite bonus nido. "In base alla situazione economica della nostra famiglia – dice Eleonora – il nido comunale mi sarebbe costato, per mezza giornata, 300 euro al mese. Avremmo avuto 270 euro di bonus nido: ecco quindi la sostenibilità del servizio". Con i privati come sta andando? "Purtroppo spero di trovarne di meno costosi. Ma altre mie amiche mi hanno detto di mettermi l’anima in pace perché la loro esperienza è stata di 540 euro al mese e di 600 euro al mese". Eleonora è sincera fino in fondo: "Cosa vuole che le dica? Se dovessi trovare un nido privato “certificato“ cioè che mi garantisce l’uso del bonus nido, saremmo disponibili a spendere quei duecento euro in più al mese. Dovremmo fare sacrifici, ma con mio marito saremmo anche pronti. E sarebbe sempre più conveniente di una baby sitter, spesa che non possiamo proprio permetterci Ma lo troveremo in città? A naso direi di no. Quelli competitivi con il pubblico hanno liste di attesa lunghissime, mentre quelli privati più costosi non si conciliano con i nostri orari o con la nostra logistica".

Ad Eleonora facciamo l’ultima domanda: cosa consiglierebbe di fare al sindaco Andrea Biancani e alla sua giunta? "Il primo nodo è che una famiglia come la nostra potrebbe non trovare posto negli asili privati. Il secondo nodo è quello di rivedere i criteri di entrata nei nidi pubblici: per esempio, sarebbe giusto, tenere conto del fattore economico non solo sul calcolo della retta, ma anche nel punteggio per entrare. Persone molto abbienti possono permettersi la baby sitter a tempo pieno. Ad oggi, invece, il reddito non è un requisito di entrata nei comunali, ma solo un requisito di calcolo della retta".

A scuotere la testa davanti alle graduatorie dei nidi è anche la consigliera di opposizione Giulia Marchionni: "Conosco Eleonora – osserva – e posso confermare che il suo caso come quello di tante altre famiglie è difficile da risolvere se non con il congedo parentale. E poi fino a che c’è. Questo potrebbe scaturire anche in una rinuncia al lavoro, qualora non si riesca ad affrontare lo scarto tra domanda e offerta di un servizio che dopo il Covid è diventato estremamente prioritario". A guardare le cifre Marchionni va al sodo: "Oltre 250 bimbi esclusi sono tanti. Troppi se poi il sindaco ha intenzione di affrontare il problema dicendo che costruirà un nuovo asilo". Perché? "L’emergenza è ora. Adesso bisogna trovare nuovi posti ad un costo, per le famiglie, accessibile. Quindi al netto del futuribile prima va affrontato il problema economico: i nidi comunali avendo le rette calmierate sulla base dell’Isee sono l’unico servizio possibile per le tasche della maggior parte dei pesaresi. Quindi è necessario fare convenzioni con i nidi privati e con l’assistenza educativa domiciliare (tages mutter) per attivare nuovi posti per affrontare il 2024. E’ pesante dirlo ma mi aspetto che la nella prossima variazione di bilancio ci siano le risorse necessarie a individuare delle convenzioni come detto. Siamo in ritardo davanti una valanga annunciata".