REDAZIONE PESARO

Nicola Vaccaj, una star oscurata. Si riscopre la vita del musicista

Una biografia a cura di Roberta Patrignani con una illustrazione, domani in omaggio, dell’artista Renato Bertini

Nicola Vaccai (1790 - 1848) visto da Renato Bertini Una copia sarà donata al pubblico che andrà alla presentazione del libro

Nicola Vaccai (1790 - 1848) visto da Renato Bertini Una copia sarà donata al pubblico che andrà alla presentazione del libro

Nicola Vaccaj (Tolentino 1790 - Pesaro 1848) è stato ai tempi suoi un celeberrimo compositore e maestro; poi anche sul suo nome è scesa la polvere del tempo, come su ogni cosa umana. Ne tratta un recentissimo lavoro di Roberta Patrignani, “Ritratto di Nicola Vaccaj. Compositore e didatta tra Pesaro e l’Europa“.

Il libro viene presentato domani alle ore 18 a palazzo Gradari (via Rossini, 24) con la partecipazione – oltre all’autrice – di Silvia Cecchi, di Rudolf Colm soprintendente del festival “Il Belcanto ritrovato“; di Cristian Della Chiara direttore generale del Rof, di Mauro Sclavi sindaco di Tolentino e del vicesindaco Daniele Vimini. Il volume, edito da Melchiorri 1934 Arti grafiche pesaresi, reca in copertina un bel disegno a matita di Renato Bertini, una copia del quale sarà donato a tutti i partecipanti alla presentazione.

Si tratta di una biografia, conferma l’autrice, che mette a fuoco i rapporti del maestro con i familiari e con il mondo degli allievi: "Ai suoi tempi Nicola Vaccaj fu notissimo sia come compositore che come docente, e infatti molti suoi allievi gli chiesero consigli e pareri". Un autore, insomma, che merita di essere riscoperto, come del resto qualche decennio fa venne – per così dire – riscoperta tanta produzione rossiniana ormai uscita dai repertori. È un’idea che circola nell’ambito del festival Il Belcanto ritrovato; resta il fatto che Nicola Vaccaj ebbe ai suoi tempi una fama non inferiore a quella di maestri oggi più noti, conferma l’autrice Roberta Patrignani. Le principali fonti di questa biografia sono anzitutto la Vita di Nicola Vaccaj scritta dal figlio Giulio nel 1882, ma soprattutto la grandiosa opera di Jeremy Commons, un neozelandese innamorato dell’Italia e del Belcanto, che anni fa trascrisse un immenso repertorio epistolare conservato alla Biblioteca Filadelfica di Tolentino, oggi inagibile per terremoto. Nicola Vaccaj arrivò bambino a Pesaro sulle orme del padre medico che lo instradò a studi giuridici, prima di arrendersi davanti alla forte inclinazione musicale del figlio: il quale studiò composizione a Roma e a Napoli, dove fu tra gli ultimi allievi di Giovanni Paisiello.

Da Napoli, dove ottenne i primi successi, mosse poi verso Venezia e a Trieste, nel 1822 era a Vienna, poi in altre capitali e infine a Milano, nel cui conservatorio insegnò (restano apprezzati manuali che raccolgono la sua esperienza di docente). Nel 1825 mise in musica Giulietta e Romeo che, rappresentata a Milano, ebbe un grandissimo successo e resta il capolavoro della sua vasta produzione, che comprende sedici titoli operistici messi in scena fra 1815 e 1845. Sono forse maturi i tempi per una “Vaccaj Renaissance“?

Riccardo Paolo Uguccioni