ELISABETTA FERRI
Cronaca

Neri Marcorè e i dialetti esilaranti. Con lui il pubblico finalmente ride

L’attore e imitatore si esibisce nella varie cadenze della nostra regione: "Tante differenze, ma noi dobbiamo esserne orgogliosi". "E fortuna che le Marche non sono state cementificate".

L’attore e imitatore si esibisce nella varie cadenze della nostra regione: "Tante differenze, ma noi dobbiamo esserne orgogliosi". "E fortuna che le Marche non sono state cementificate".

L’attore e imitatore si esibisce nella varie cadenze della nostra regione: "Tante differenze, ma noi dobbiamo esserne orgogliosi". "E fortuna che le Marche non sono state cementificate".

"Anche se vivo a Roma da tanto tempo, le Marche sono casa mia. Le trovo bellissime, con tutte le differenze che ci sono tra provincia e provincia: sappiamo bene quanto questo nome plurale corrisponda poi a una pluralità di culture". Così, dietro le quinte, poco prima di salire sul palco l’attore Neri Marcorè lodava la sua regione, di cui conosce i dialetti nelle sfumature più sottili. Ed è proprio con le cadenze, partendo da Ascoli e risalendo idealmente la regione, che ha deliziato il pubblico una volta sbucato sul palco, al fianco di Marianna Aprile e Gianluca Semprini: "I nostri dialetti sono come la scala di un pianoforte - ha spiegato Marcorè utilizzando la sua ottima vena musicale - si parte dai ’bassi’ del sud delle Marche per arrivare ai registri più alti che usate voi in provincia di Pesaro, tipo quello di Valentino". Esilarante soprattutto l’imitazione degli anconetani, che erano presenti in buon numero in platea ma hanno accettato volentieri l’accentuazione di alcune lettere dell’alfabeto che li spingerebbe in avanti addirittura con il corpo. Ma all’imitatore riescono decisamente meglio le cadenze di Fermo e dintorni (Neri è originario di Porto Sant’Elpidio), così è naturale chiedergli se Pesaro, dopo essersi fregiata del titolo di capitale italiana della cultura è riuscita a farsi conoscere un po’ di più.

"Sicuramente è una città, come altre in Italia, che non era conosciuta abbastanza. Quest’idea, lanciata ormai dieci anni fa, ci ha permesso di scoprire delle realtà che vengono sottovalutate ma che invece hanno molto da raccontare". Così finalmente sarà collocata nella regione giusta... "C’è chi fa ancora confusione - ammette sorridendo - e magari pensa che Pescara stia nelle Marche o Pesaro in Romagna. La terre di confine subiscono questo fatto, se chiedete a uno di fuori come identifica un marchigiano tendenzialmente penserà a uno di Macerata o di Fermo, il cuore della regione geograficamente". Difatti anche nelle pubblicità l’accento usato è quello: "Ma con tutte le nostre differenze, dobbiamo essere orgogliosi di quello che siamo", sottolinea.

E allora di che cosa, in particolare, va fiero Neri Marcorè? "Del fatto, che a differenza di altre regioni, la nostra è stata meno cementificata e ha mantenuto la sua origine contadina. Più andiamo avanti e più ne comprenderemo il valore". Tutti parlano di cultura, poi però è la prima cosa che viene tagliata nei fondi: "E lo so, adesso gli armamenti tirano di più! - sospira -. Essendo qualcosa di impalpabile non si misura, quindi ci rimette per prima. Poi gli effetti li percepisci a lungo termine, solo se investi anno dopo anno, non basta fare una manifestazione o un incontro nel quale si affronta un argomento".

La cultura deve parlare di pace? "Decisamente e non a caso anche la musica porta a sensibilizzare maggiormente le coscienze, la storia ce la insegna: ci sono state guerre che sono finite anche grazie ad appelli che sono venuti dal mondo della cultura. Allargare la propria mente per cercare un incontro con l’altro fa sì che le occasioni per scontarsi siano sempre meno, mentre chi pratica la cultura della violenza va in un’altra direzione".