Pesaro, 6 agosto 2024 – Sono tornate. L’acqua cristallina degli ultimi giorni aveva lasciato ben sperare, e molti scaramanticamente evitavano persino di nominarle.
Non è bastato, le mucillagini sono ricomparse in gran quantità. Maggiori disagi sono stati segnalati lungo la spiaggia di levante, ma accumuli consistenti sono stati fotografati anche all’interno del porto. Già domenica a pranzo si erano avute le prime avvisaglie, ma ieri mattina la situazione è totalmente degenerata, scatenando lo sconforto dei turisti e dei pesaresi appena entrati in ferie. “Siamo venuti al mare alle 9 per fare una bella nuotata tra amici – racconta Fabio Arcidiacono - confidando nell’acqua pulita e calma del mattino. Da fuori non si vedeva nulla, anzi, sembrava una giornata perfetta, ma appena superati i primi metri ci siamo resi conto che sul fondo c’era un deposito gelatinoso impressionante e il muco risaliva lungo tutta la colonna d’acqua. Abbiamo provato ad uscire dagli scogli per vedere se la situazione migliorava, ma non siamo riusciti ad arrivare all’imboccatura, perché c’era un vero e proprio muro. Immergendosi con gli occhialini sembrava di vivere un film horror”.
“Non c’è da stupirsi – afferma la professoressa Antonella Penna del dipartimento di Scienze Biomolecolari dell’Università di Urbino -. Le condizioni che alimentano le mucillagini continuano a perpetrarsi e per di più non c’è stata l’auspicata forte mareggiata in grado di disgregarle, quindi è normale che proseguano i danni per la pesca e la tortura per i bagnanti. Nelle ultime analisi che abbiamo fatto a fine luglio, a tre miglia dalla costa abbiamo rilevato una temperatura dell’acqua molto alta, sopra i 29 gradi centigradi, a cui si aggiunge una salinità molto bassa rispetto alla norma. Questo vuol dire che arriva ancora molta acqua dolce dai fiumi per effetto delle forti piogge che si sono verificate al Nord. Se a ciò si aggiunge il forte irraggiamento solare, ecco spiegata la nuova invasione. Tra l’altro – puntualizza la professoressa Penna – gli strati che si depositano sul fondo, a riva, riguardano le vecchie produzioni che si sono sedimentate. Dove ci sono le scogliere emerse, l’acqua resta più calma, c’è un ricambio minore, quindi è normale trovarne in quantità più consistenti. Dove invece sono soffolte, è più facile che le correnti le portino fuori”. A tutto ciò si somma lo spettro delle noci di mare, che negli ultimi anni si sono presentate sempre a cavallo del ferragosto. Ne faremmo volentieri a meno.