La "Pescheria" non ha il respiro e la spazialità del Forte Belvedere di Firenze dove un ricchissimo banchiere giapponese, alla fine dell’esposizione del 1995, acquistò tutte le opere esposte da Giuliano Vangi per creare un museo in Giappone. Il parallelo corre perché ieri è stata presentata l’esposizione, che apre oggi alle 18, di 69 opere donate alla città da questo grande artista: tante, alcune molto imponenti, altre piccole. Verso il soffitto anche alcuni grandi quadri dell’artista. Una alternanza di marmi, metalli e pitture.
Per il battesimo di questa mostra che andrà avanti per sei mesi, presente solo il sindaco Andrea Biancani. A lui gli onori di casa in compagnia del figlio di Vangi, Marco, della moglie Graziella assieme alla curatrice Carla Lucarelli. "Questa è una mostra che vale un viaggio – ha detto il primo cittadino – per cui la pubblicizzeremo attraverso manifesti anche in altre città, come Milano, Roma, Bologna e Rimini affinché non sia una bellissima cosa solamente per città, ma questa mostra deve essere vista e goduta da tutti gli amanti di Vangi e dell’arte".
Il Vangi-day è ad impatto forte, con un manifesto che propone uno scritto di Vittorio Sgarbi dove si celebra questo artista "l’ultimo del Rinascimento". Per Giuliano Vangi la più grande opera di Michelangelo era la Pietà Rondanini "perché non è marmo, ma è anima". E all’interno della Pescheria c’è una piccola statua che rielabora in chiave moderna, forse, quel capolavoro del Rinascimento: un significativo pino molto verticale con davanti la figura di una persona con il viso per metà in decomposizione. E l’aggancio con il Rinascimento lo ha fatto anche il figlio dell’artista Marco, quando ha ripercorso la vita del padre, dal Mugello a Firenze, da Firenze a Pesaro, quindi il Brasile e il ritorno in Italia e poi a Pesaro, quando ha ricordato la figura di un padre in controtendenza rispetto al mercato dell’arte: "Si è sempre rifiutato di fare repliche e multipli – ha detto Marco Vangi – benché avesse pressioni da parte dei galleristi al fine di vendere di più. Su questo era come gli scultori del Rinascimento". Abolite le fotocopiatrici.
Una presentazione, questa esposizione, con un passato, un presente ed un futuro perché si è anche affrontato il tema di dove poi posizionare tutta questa importantissima donazione fatta alla città da Giuliano Vangi "perché io e mia madre siamo stati solo gli esecutori di una sua volontà", ha detto il figlio Marco. Durerà sei mesi "ma ci vorrà almeno un altro anno e mezzo per terminare i lavori sotto palazzo Mazzolari Mosca in via Rossini dove sorgerà il museo Vangi – ha detto il sindaco –. Ma una cosa sicuramente non la vogliamo e cioè che tutte queste grandi opere d’arte finiscano dentro un capannone".
L’idea, esplicitata, da Andrea Biancani è quella di raggiungere un accordo con il Demanio per creare un ‘deposito’ visitabile all’interno di Rocca Costanza a partire dall’inizio della prossima estate. Anche la giornata dei ringraziamenti, vicendevoli, quella di ieri mattina in Pescheria tra il sindaco e la famiglia ed anche alla figura di Elio Giuliani che ha avuto una funzione di raccordo tra i Vangi e l’amministrazione. Nell’occasione è stata presentata anche "Lossy - Expanded Paiting" di Francesco Ciavaglioli nella vicina chiesa del Suffragio dove si lega la ricerca artistica e quella tecnologica.