DAVIDE EUSEBI
Cronaca

Il calcio in lutto: è morto Valter Tamboli, il maestro di Ambrosini. "A lui devo proprio tutto”

L’ex campione del Milan e del la Nazionale: "Mi ha insegnato a calciare e ad imparare i fondamentali su cui non si lavora più"

Pesaro, 1 novembre 2023 – E’ morto Valter Tamboli. Aveva 90 anni. Era il decano degli allenatori di calcio pesaresi. Il maestro per antonomasia, colui che ha formato generazioni di calciatori sul campetto dell’Adriatico, oggi Usav. Tra gli altri Massimo Ambrosini che ha appreso la notizia in ritardo, come tutti: per volontà del stesso Tamboli infatti, la comunicazione del suo decesso è stata data a funerale avvenuto. Riservato e vero fino all’ultimo, ruvido solo in apparenza, ma con un grande cuore e una umanità di altri tempi.

A sinistra, Valter Tamboli; a destra, il suo allievo più illustre, Massimo Ambrosini
A sinistra, Valter Tamboli; a destra, il suo allievo più illustre, Massimo Ambrosini

"Gli devo tutto", dice l’ex campione del Milan e della Nazionale, ora commentatore televisivo che proprio con Tamboli ha iniziato a tirare i primi calci e che dall’allenatore che gridava e "arava" tutto il giorno con il suo lavoro il campetto di Loreto, ha imparato le basi essenziali del calcio: "Sono nato calcisticamente con lui – afferma Ambrosini – i suoi insegnamenti sono ancora dentro di me. Mi ricordo la sua pignoleria, la sua voglia che tu imparassi davvero i fondamentali, ma anche la sua umanità. Ricordo quanto fosse presente in lui sia la parte dura dell’allenatore, quella che esigeva disciplina, applicazione, lavoro, impegno continuo per imparare e migliorare, ma anche la sua bontà d’animo".

Proverbiali le sue battute taglienti ma sempre pronunciate per il bene del bambino: "Quando calciavi male – ricorda ancora Ambrosini – gridava: “La vanga al posto dei piedi!!“. E poi l’affetto che dimostrava e la volontà di insegnare il gesto tecnico. Quello era il calcio in cui proprio il gesto tecnico aveva un’importanza fortunatamente". Ambrosini ricorda ancora i primi tempi: "Ho cominciato con lui all’Adriatico, avevo sette anni, mi ricordo le file di noi bambini, sul campo, uno dietro all’altro a fare lo stop di interno e esterno. Io faticavo a calciare di collo perché avevo la caviglia rigida e non ci riuscivo, e lui mi correggeva, mi diceva di sforzarmi di tenere il piede in posizione corretta per colpire bene la palla. Lì imparavi. L’ho avuto fino a quando ho lasciato l’Adriatico, a 13 anni, per Cesena. Devo tutto a lui, gli insegnanti che abbiamo quando siamo giovani sono quelli che ci portiamo dietro per sempre. E penso che l’eredità che Tamboli lascia è grande perché anche gli allenatori moderni, che troppo spesso dimenticano il gesto tecnico ritenendolo secondario, dovrebbero fare tesoro del suo insegnamento, del bisogno di insegnare la tecnica ai ragazzini".

Schivo, riservato, "al punto di non chiamarmi mai, lui che è stato il mio maestro – continua Ambrosini –. Ci siamo visti un po’ di tempo fa, il modo migliore di ricordarlo è nel nostro cuore, portando avanti la sua scuola".

Tamboli ha lanciato generazioni di calciatori professionisti, tra gli altri l’ex Vis e Alma Fano Andrea Battisodo, figlio del grande Franco colonna del Bologna dei tempi d’oro: "Tamboli è stato una grande persona e un grande allenatore. Ho iniziato con lui e Aquilino, altro grande tecnico, all’Adriatico. Due maestri di vita.

Da lì otto anni nell’Alma Fano, tutto il settore giovanile e fino alla prima squadra in serie C2. Poi sono venuto a Pesaro e ho vinto il campionato di Interregionale, promossi in C2 e poi tornato a Fano sempre in C, poi alla Vis con cui sono tornato in C vincendo il campionato.

Sia Tamboli che Aquilino ti insegnavano il calcio: il muretto, ovverto il controllo della palla con il rimbalzo del tiro, le forche, ovvero la palla che scende con il filo e tu impari a calciare di piatto, di collo, con la testa e molti altri esercizi di tecnica oggi spariti".

Infine il ritratto dell’uomo: "Voglio ricordare il suo cuore d’oro, assieme a quello di Aquilino – aggiunge Battisodo – li trovavi sempre al campo, vivevano di calcio e per i ragazzi, oggi un atteggiamento raro, e quando era il momento di stringere tirava anche i suoi proverbiali urlacci che ti spronavano a fare meglio. Oltre ad Ambrosini ha formato tanti calciatori, da Angelo Buratti, a Matteo Bartolini e Fabio Magi, poi finiti all’Ancona a tanti altri". Non ultimo Fabrizio Ferri: "E’ stato il mio allenatore per tanti anni, un grande".