ELISABETTA ROSSI
Cronaca

Minacce alla moglie "Dammi i soldi o ti metto seminuda sui social"

Afghano imputato di tentata estorsione: per la donna, abituata a coprirsi col burqa, sarebbe stata una vergogna. Ma erano sposati: reato non punibile.

Minacce alla moglie  "Dammi i soldi o ti metto  seminuda sui social"

Minacce alla moglie "Dammi i soldi o ti metto seminuda sui social"

di Elisabetta Rossi

Aveva minacciato la ex moglie di inviare le sue foto in costume da bagno sui social e nelle chat di parenti e amici se non gli avesse ridato quei 3mila euro. Una vergogna insopportabile per lei, di nazionalità afghana, abituata a coprire ogni centimetro del corpo sotto il burqa.

Denunciato e finito a processo per tentata estorsione, ieri però quel marito, anche lui afghano, di 33 anni, operaio, residente a Pesaro da tempo, è stato ritenuto non punibile. Il giudice ha applicato la norma che esclude la punibilità nei reati tra coniugi. Tutto il quadro dell’accusa si fondava sul fatto che i due fossero separati e che quindi non esistesse più quel vincolo che rendeva impossibile il reato.

Ma agli atti c’era solo una scrittura privata tra la coppia, che provava la fine del loro matrimonio e convivenza.

E questo perché, una volta arrivati in Italia, non avevano potuto ottenere la trascrizione dell’atto di matrimonio dal momento che la giovane si era sposata nel suo paese quando era ancora minorenne. Un atto contrario al nostro ordinamento.

Moglie e marito, una volta finita la relazione, avevano regolato i loro rapporti con quell’accordo. Ma la legge richiede una separazione legale, oltre alla querela, cosa, quest’ultima, che la vittima aveva presentato.

Ieri il difensore dell’imputato, l’avvocato Carlo Luigi Santilli, ha sollevato l’eccezione, mettendo in evidenza la mancanza di quel provvedimento e insistendo sul fatto che i due fossero ancora sposati al momento dei fatti.

Eccezione accolta, processo chiuso dal giudice senza neppure entrare nel merito. Non molla però il difensore della donna, l’avvocato Annunziata Cerboni Bajardi, che attende di leggere le motivazioni del giudice e poi valuterà se proporre appello e di promuovere azione civile per il risarcimento dei danni morali.

Il 33enne tra l’altro ha già a suo carico una condanna per maltrattamenti contro la ex che sta scontando in regime di semi libertà. Una condanna – diventata definitiva - a due anni di reclusione e al pagamento di una provvisionale di 10mila euro.

Non gli era stato concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena per "i suoi modi particolarmente odioso – così aveva scritto il giudice – per mancato pentimento".