Pesaro, 3 giugno 2019 - Nella terra di nessuno. La rabbia, la paura per le reazioni dei clienti che sono stati ‘bidonati’ e c’è anche chi prende antidepressivi. Senza soldi, senza lettere di licenziamento e un futuro incerto: perché la storia dei lavoratori del Mercatone Uno è nelle mani del tribunale di Milano ed i tempi si annunciano lunghissimi. Una folta delegazione di dipendenti ieri è arrivata al ‘Carlino’ a raccontare storie di vita complicate «perché ho anche provato in qualche albergo, se mi prendevano per le pulizie e rifare le camere, ma ci hanno detto di no. Io non so ora dove sbattere la testa», racconta Fernanda Rombi, ex consigliere di Circoscrizione con Liberi per Pesaro. Livore per come è stata gestita questa crisi e nel mirino c’è l’ex ministro Calenda ed i liquidatori «che ha venduto per supendo che il nuovo acquirente, Rigoni, non era affidabile».
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Stoprie che rimbalzano dalla luna alla... terra «perché quando abbiamo fatto una manifestazione davanti alla sede del Mercatone, si è presentato un cliente che aveva anticipato i soldi, senza ricevere nulla e ci ha detto ‘che aveva il bastone tra le mani’», racconta Andrea Renzi, che in questa catena lavorava con la moglie Laura Piccoli. Persone sposate e con figli; persone, anche, che si ritrovano a dover pagare le tasse «perché abbiamo tre cud, tra cassa integrazione e due cambi di proprietà, per cui si va in accumolo e bisogna anche pagare gli anticipi. Io spero che il sindaco Ricci, che incontriamo domani (oggi, ndr), faccia qualcosa», racconta Ettore Biagioni, un altro che ha perso il lavoro assieme alla moglie Loredana Ruggeri.
Stipendi? «Intorno ai 900 euro al mese e nessuno sa se prenderemo quello di maggio, perché fino alla sera del 25, abbiamo lavorato», aggiunge Fernanda Rombi. I 27 dipendenti di Pesaro del Mercatone, un po’ come tutti, rappresentavano la faccia di tutti i clienti. «Solo nelle ultime settinane abbiamo incassato 70mila euro di anticipi per merce ancora da consegnare. Molta è ferma negli scaffali e non viene consegnata. In totale calcoliamo oltre 300 persone, non solo di Pesaro, ma anche della provincia, che in questo momento sono beffati perché hanno tirato fuori i soldi, dato gli anticipi, senza aver ricevuto nulla. E durante il periodo natalizio, avevamo ordine di coprire il 100% del valore del prodotto e non tutti i clienti sono stati soddisfatti...», aggiunge Andrea Renzi. Anche un velato timore negli sguardi «perché in molti ci hanno detto, che conoscevano le facce di chi aveva venduto la merce». Un disastro economico con danni collaterali gravi. «Prima che le cose precipitassero – raccontano in coro – la sede di Pesaro era tra le prime d’Italia per fatturati. Anche adesso, nonostante tutto quello che è successo, arrivavano una media di 500 persone al giorno, con punte sopra le mille nel week-end. Perché? Perché da noi trovavi tutto: dal bullone alla lampadina, dalla cucina al salotto, dal trapano alla vite, e dalla lavatrice al televisore. Eri coperto a 360 gradi».
L’auspicio? «Io spero che il Mercatone venga spezzettato e non venduto in blocco, perché la nostra era una struttura che funziona e quindi potrebbero esserci anche persone interessate a rilevare il punto vendita di Pesaro».
Ultimo particolare di questa storia, eccolo: «Attraverso un messaggino, visto che magazzino e l’area vendita sono senza sigilli, ci invitavano informalmente a girare con l’auto durante la notte per controllare eventuali incursioni dei ladri perché in altri sedi è accaduto... e la polizia privata vuole i soldi». Finita? No perché i capannoni sono di Giovanni Ranocchi, tra i fondatori della Teamsystem e di Piergiorgio Vellucci, Spar mobili. «Sono in arretrato di 100mila euro – dice Ranocchi – e onestamente non so se riprenderemo mai i soldi. Qualcuno che prende in gestione la struttura? Sono molto scettico anche perché l’immmagine si è deteriorata, bisognerebbe rilanciare tutto e invertire la rotta». Stessa situazione per Piergiogio Vellucci. Tra i fornitori di mobili del Mercatone, anche 4 aziende della provincia. Hanno incassato? Non si sa.
m.g.