Pesaro, 1 dicembre 2023 – Non è certo stato un pienone, ma forse già lo si sospettava. Agli esami di ammissione del corso di formazione specifico in medicina generale, tenutosi ad Ancona, a fronte di 165 domande per 155 posti si sono presentati in 81 candidati. "I posti a disposizione erano tanti – commenta Dario Bartolucci, medico a Petriano, segretario della Federazione dei medici di medicina generale e membro della commissione d’esame – alcuni derivanti dal Pnrr, altri dalla Regione e altri dal cosiddetto decreto Calabria, ma per anni la Regione Marche ne ha banditi solo 25, che poi effettivi si riducevano a 22 o 23 perché alcuni sceglievano poi una specializzazione. Si doveva prevedere già allora che la ‘gobba pensionistica’ sarebbe arrivata e con lei la carenza di medici, invece nessuno ha fatto nulla e ora c’è carenza".
Quello che si prospetta per il futuro non è roseo: "I medici che vanno in pensione non hanno sostituti. Si calcoli poi che degli 81 candidati alcuni lavorano già in ospedale e vorrebbero passare alla medicina generale, sono medici ospedalieri arrivati al burn out in struttura che vorrebbero tentare di cambiare".
Nella nostra provincia com’è la situazione?
"Nelle aree interne siamo messi male, Fano e Pesaro ancora tirano ma nell’entroterra la situazione è più critica: rischiamo di generare cittadini di serie A e di serie B tra chi ha la sanità a portata di mano e chi rischia di dover fare 20 o 30 chilometri per trovare un medico. Le grandi città sono più attrattive per i giovani che cominciano a fare i medici di famiglia, innanzitutto perché è più facile mettersi in medicina di gruppo con altri colleghi e si trovano ambulatori, come presso le farmacie, ad un prezzo che è una pro-forma. Principalmente per questi motivi sulla costa la situazione è migliore mentre se non si pensa a degli incentivi per chi deve lavorare nell’entroterra in un prossimo futuro tanti piccoli centri saranno senza medico".
Quanti sono i medici che mancano?
"In questo momento potrebbero mancare magari pochi medici, forse 5, ma la situazione è destinata a peggiorare con i pensionamenti all’orizzonte. Pensate poi che ogni medico ha in carico 1.500 pazienti, per cui anche solo 5 figure mancanti determinano disagi per un vasto numero di persone. Alcuni medici hanno chiesto di rimanere in servizio per altri due anni, tra cui io e la mia collega, ma quando andremo in pensione noi chi prenderà il nostro posto? Rimandiamo la situazione di due anni ma il problema non viene sanato".
La soluzione?
"Bisogna incentivare economicamente le zone disagiate in modo che il medico di famiglia torni un lavoro appetibile e che questo sia uguale stando comodamente in città o spostandosi in zone magari più distanti. Anche i sindaci potrebbero attivarsi per trovare strutture da utilizzare gratuitamente".