REDAZIONE PESARO

Maxi-risarcimento Terme: primo round al Comune

Nella causa milionaria mossa dalla curatela fallimentare, il tribunale ha stabilito che fu il parere negativo della Soprintendenza a inficiare tutto

Primo round per il Comune nella battaglia legale sulle Terme di Carignano: una storia lunga trent’anni, che risale al progetto Berloni-Mulazzani e che si è concluso nel 2016 con la messa all’asta di tutto il complesso e la richiesta di risarcimento danni al Comune di Fano. In ballo ci sono due milioni di euro: questa la cifra avanzata dalla curatela del fallimento Terme di Carignano, che riteneva l’amministrazione comunale responsabile del naufragio dell’intero progetto. Il primo grado della causa civile si è però chiuso alla fine di gennaio con una sentenza del Tribunale di Pesaro a favore dell’amministrazione comunale. Sostanzialmente il Tribunale ha riconosciuto che è stato il "parere negativo della Soprintendenza ad impedire la completa realizzazione del polo termale, come originariamente ipotizzato, avendo il Comune agito con correttezza e buona fede". "La vicenda – fanno sapere dal Comune che è stato difeso dall’avvocato Federico Romoli – si concluderà nei prossimi anni, ma siamo convinti che l’amministrazione comunale non abbia alcuna sostanziale responsabilità".

Il progetto di rilancio delle Terme di Carignano così come era stato pensato originariamente (residenziale, struttura alberghiera da 40-50 camere, riqualificazione dell’impianto termale e campo da golf) non ha mai visto la luce: sono state tre le amministrazioni coinvolte, da quella del sindaco Cesare Carnaroli, per passare a Stefano Aguzzi e infine approdare a Massimo Seri. La sentenza di primo grado del Tribunale di Pesaro dice che fu la Soprintendenza con il suo parere negativo a bloccare il polo termale. In sostanza del progetto presentato dai privati, dopo il parere della Soprintendenza delle Marche, rimaneva solo la ristrutturazione dell’impianto termale e il campo da golf, nell’area di proprietà del comune di Pesaro. Tutto il resto, residenziale, strutture sportive e albergo, fu bloccato. Il progetto di fatto non ha avuto possibilità di sviluppo con soddisfazione del Comitato Carignano Terme Nostre che in quegli anni si è battuto per la salvaguardia dell’area: un vero polmone verde da tutelare nel timore che al suo posto potesse sorgere una ‘città’ e cambiare definitivamente la connotazione non solo delle Terme ma anche del borgo di Carignano.

Inizialmente tutta la struttura termale era dei fratelli Marcello e Antonio Berloni, successivamente la maggioranza delle quote passò ad Antonio Berloni, con una piccola percentuale (poco meno del 30%) di proprietà dell’impresa di costruzioni Mulazzani. Poi il fallimento, la messa all’asta dei beni da parte del Tribunale di Pesaro e la decisione di chiedere al Comune un risarcimenti danni da 2 milioni di euro. Dalla fine del 2020 per le Terme di Carignano sembra aprirsi una nuova prospettiva con il suo acquisto da parte del gruppo Romani che gestisce 4 cliniche private nelle Marche, tra cui una a Sassocorvaro. I nuovi acquirenti puntano a creare una clinica di chirurgia estetica di alto livello con la realizzazione di strutture per l’accoglienza dei pazienti. Il primo step dovrebbe essere la riapertura al pubblico del parco delle Terme di Carignano, forse per la primavera-estate.

Anna Marchetti