, ex sindaco di Pesaro, ricorda Lamberto Martellotti, a 10 anni dalla scomparsa.
Ternano di origine, la carriera di Martellotti (foto a destra) si è sviluppata nell’ambito delle organizzazioni politiche e degli enti pubblici. Funzionario di partito dal 1960 prima a Terni poi a Pesaro, è stato consigliere comunale a Fano ininterrottamente dal 1964 al 1985, coprendo anche l’incarico di assessore all’urbanistica nel quinquennio 1970-75. Nello stesso periodo ha ricoperto vari incarichi all’interno del suo partito, fra cui membro della Segreteria Regionale delle Marche dal 1975 all’ 83 e segretario provinciale di Pesaro dal 17 marzo 1978 al 1983. Nella IX legislatura, dal 1983 al 1987, è stato deputato al Parlamento, e poi, dal 1988 al 2000 è stato segretario regionale e membro della Presidenza Nazionale della Confesercenti e dal 1996 al 2000 membro del Consiglio di amministrazione dell’Azienda regionale del Turismo. Entrato in Ancescao nel 2002 è stato prima vicepresidente poi presidente regionale delle Marche e infine presidente nazionale.
Quello raccontato qui sopra è il Lamberto Martellotti che internet ci ricorda digitando il suo nome. Ma Lamberto è stato per molti che hanno svolto e svolgono ancora un ruolo in questo territorio provinciale molto di più. Lamberto Martellotti di cui il 31 dicembre ricorrono i dieci anni dalla morte, è stato un comunista italiano e, come direbbe Pierluigi Bersani, uno straordinario allevatore di cavalli. Molti giovani di allora, e siamo alla fine degli anni Settanta trovano in Martellotti il segretario provinciale che li chiama all’impegno politico, che si preoccupa di curarli e promuoverli. Se Marcello Stefanini, di cui stiamo ricordando i trent’anni dalla scomparsa era un cavallo di razza, Martellotti aveva caratteristiche personali diverse ma non meno importanti per una organizzazione che ancora era in tutto e per tutto un partito vero.
Oltre a me con Martellotti fanno un passo avanti i sindaci Massimo Galluzzi e Giuseppe Lucarini, le consigliere regionali Marinella Topi e Adriana Mollaroli, i sindacalisti con ruoli rilevanti come Giuliano Giampaoli, Gianni Venturi, Roberto Ghiselli, il compianto Massimo Vannucci, Francesco Baldarelli, Cesare Carnaroli, Gianni Talozzi, Ferruccio Giovannetti per certi versi anche Palmiro Ucchielli, Giuseppe Mascioni crescono di ruolo in quel periodo e sicuramente qualcun altro personaggio importante lo dimentico e me ne scuso. Ma il senso della operazione è chiaro.
Martellotti spinge l’acceleratore per creare una classe dirigente che possa ereditare la grande storia di quella direttamente figlia della guerra e del dopo guerra. E lo fa senza fratture apparenti, ma di certo mediazioni difficili ne avrà dovute gestire perchè quel rinnovamento nella continuità avesse successo. E l’operazione riuscì nonostante il momento drammatico in cui lo stesso Enrico Berlinguer doveva vedersela con chi non gli perdonava la rottura con l’Urss e chi lo voleva spingere verso la socialdemocrazia europea; tensioni che si ripercuotevano giù giù lungo i rami di quel partito originale ma comunista.
Per anni ancora quella classe dirigente, i giovani di Martellotti potremmo dire, contribuì a garantire in questo territorio sostanzialmente una buona politica e una buona cultura di governo. Qualche volta ascolto da chi non c’era e non può sapere una semplificazione di quei periodi. Si dice "ma allora c’erano le scuole di partito". No, la vera scuola era il partito. E i maestri erano uomini e donne di partito. Imparavamo vivendo il partito e poi se ti capitava uno come Lamberto Martellotti, sensibile, paterno e burbero eri anche fortunato e io lo fui.