FRANCO BERTINI
Cronaca

Mariotti, oggi l’ultimo saluto. Vimini: "Dovremo essere degni eredi del suo lavoro"

Alle 15 in duomo il funerale del padre del Rof. Intervista al vicesindaco e presidente del festival: "È stato sempre rigoroso. Se gli chiedevano un ‘Barbiere di Siviglia’ popolare, lui rispondeva: mai".

Alle 15 in duomo il funerale del padre del Rof. Intervista al vicesindaco e presidente del festival: "È stato sempre rigoroso. Se gli chiedevano un ‘Barbiere di Siviglia’ popolare, lui rispondeva: mai".

Alle 15 in duomo il funerale del padre del Rof. Intervista al vicesindaco e presidente del festival: "È stato sempre rigoroso. Se gli chiedevano un ‘Barbiere di Siviglia’ popolare, lui rispondeva: mai".

Dopo la camera ardente allestita ieri a Muraglia, le esequie e il funerale di Gianfranco Mariotti sono previste per oggi alle ore 15 in duomo. Daniele Vimini, vicesindaco, assessore alla cultura e presidente del Rof, parla proprio dopo aver reso omaggio alla salma.

Vimini, lei è nato nel 1978 mentre il Rof di Gianfranco Mariotti è nato nel 1980. Giusto?

"Giusto".

Allora questa intervista rischia di essere un altro inutile epitaffio istituzionale a meno che lei, crescendo, non abbia avuto conoscenza e ricordo personale e diretto di Mariotti. Ce l’ha?

"Sì, ce li ho, sia il ricordo che la conoscenza fin da quando ero in Commissione cultura in Comune".

Allora confessi.

"Era una persona innamorata della sua città e della cultura di cui aveva una visione alta".

Lei si ricorda anche che nel partito ci furono battaglie dure contro questa visione alta.

"Certo, le mise a tacere definitivamente Giorgio Napolitano".

Poi le ebbe anche dal centrodestra locale.

"A suo volta messo a tacere dai suoi massimi rappresentanti nazionali".

Lei oggi presiede il Rof ed è anche assessore alla Cultura, terreni privilegiati di Mariotti: ne ha tratto qualche lezione?

"I suoi insegnamenti non sono stati di certo politici, lui ha soprattutto impostato un metodo di lavoro fatto di rigore, scelte artistiche precise sulle quali si basa ancora oggi il lavoro del Rof...".

Le ha insegnato anche a farsi dei nemici pur di seguire il suo pensiero?

"Anche, mi raccontava che spesso lo fermavano per strada chiedendogli quando il Rof avrebbe messo in scena un ‘Barbiere’ popolare e lui rispondeva mai. Se devo parlare di insegnamento ripeterei quello di un metodo di lavoro improntato al massimo rigore anche nei confronti della politica".

Secondo lei è stato più difficile inventare il Rof o mandarlo avanti dopo oltre quarant’anni di vita anche quando Mariotti è uscito di scena?

"Creare o inventare qualcosa è un atto irripetibile, oggi la sfida è portare avanti il Rof salvaguardandone l’impostazione e l’autenticità".

L’uscita di Mariotti è stata traumatica?

"Lui era un grande intellettuale che respirava l’atmosfera della città, la scelta di uno che veniva da fuori era una grossa novità, ma la struttura era sana e andò tutto bene. Il Rof che oggi viaggia venne benedetto anche dallo stesso Mariotti nel 2019, al Pedrotti".

Cosa disse?

"Che fino ad allora il Rof aveva portato il mondo a Pesaro e che adesso era tempo che il Rof andasse per il mondo’. Una sfida che abbiamo affrontato e stiamo portando avanti. Anche se è difficile e complicato nel mondo di oggi, tenere alta la qualità costa".

Dunque può guardare in faccia Mariotti sapendo di ricoprire degnamente ruoli che furono suoi.

"Dicendogli innanzitutto grazie per il metodo di lavoro che ho appreso e per la struttura che ha creato".

Mariotti non era molto propenso ai complimenti. Mi limiterei a definirlo una figura e un uomo degni. Le va?

"Condivido in pieno".

Grazie.