di Claudio Salvi
Maria Kataeva è senza ombra di dubbio una delle rivelazioni di questa 43esima edizione del Rossini Opera Festival. Applaudita interprete ne Le Comte Ory nel ruolo di Isolier (il giovane servitore del Conte), il mezzosoprano russo, che questa sera debutta alla prima dell’opera, ha conquistato tutti alla generale dell’altra sera per la sua bravura, il talento e la presenza scenica. In molti, Ernesto Palacio compreso, guardano a lei come una delle future stelle del festival.
Maria Kataeva, finalmente al Rossini Opera Festival.
"È puro destino che io sia qui! Alcuni anni fa volevo entrare all’Accademia Rossiniana e incontrare il maestro Zedda. Ma non è mai successo perché era sempre molto occupato. Più tardi ho ricevuto un’offerta per debuttare a Macerata ma a causa del Covid anche questo progetto è stato riprogrammato per questa estate, però allo stesso tempo ho ricevuto questa offerta dal Rof. Et voilà, il sogno è diventato realtà!".
Nel suo vasto repertorio c’è anche Rossini. Ma lei si sente una cantante rossiniana a pieno titolo?
"Ho un repertorio piuttosto vasto, è vero, ma ora canto principalmente Rossini e Mozart perché in questo momento si adattano perfettamente alla mia voce. Interpretando Rossini si può mostrare di tutto: tecnica vocale, coloratura, ampia gamma, legato perfetto e recitazione. Isolier è il mio quarto ruolo rossiniano e sicuramente amplierò ulteriormente il mio repertorio".
Parliamo del suo Isolier in Le Comte Ory. Che tipo di personaggio è?
"Mi ricorda la figura di Beaumarchais nelle ‘Nozze di Figaro’. Lui, come il Conte, è innamorato della stessa donna ma non ha la forza e il potere del suo padrone. Isolier, come Figaro, deve essere molto più astuto e intelligente per raggiungere il suo obiettivo. E come vedremo stasera, alla fine vince".
Quali sono state le difficoltà vocali incontrate mel ruolo?
"Il ruolo è scritto molto bene ed è normalmente interpretato da un soprano. Per questo devo controllare la mia voce in modo tale da poter cantare sulla gamma superiore per la maggior parte del tempo".
Quali invece quelle drammaturgiche?
"Interpretare un uomo è sempre una sfida a causa dei movimenti, del linguaggio del corpo. Ho già interpretato più di dieci ruoli (en travesti) e devo dire che, per ora, mi sto solo divertendo".
Cosa le ha chiesto il regista Hugo De Ana in particolare?
"Di restituire al pubblico l’idea di un giovane innamorato ma fortemente nervoso e impaziente. Una cosa non proprio facile mantenendo la calma e la concentrazione che ci deve essere quando si canta; per giunta al Rof".
Sa che il direttore artistico Ernesto Palacio dice cose meravigliose di lei?
"In realtà non lo sapevo. Spero me le dica presto di persona". Le piace Pesaro?
"È un posto perfetto per lavorare e riposare! Sogno di venire a vivere qui un giorno".
Tornerà di nuovo al Rof?
"Certamente è il mio sogno. Ma al momento non posso dire di più".