Più passano le partite, più si vedono giocatori con le mani perennemente addosso all’avversario come è accaduto ad Avellino nel marcamento di Ahmad. Più si va avanti e più sale forte un concetto: ci sono città che per diritto divino dovrebbero stare sempre e comunque nella massima serie. Non solo Pesaro, ma anche Bologna2, Udine che ha un grande passato, Cantù che ha segnato per decenni il basket nazionale.
E’ come viaggiare in un pianeta sconosciuto dove tutti i parametri sono ribaltati. Dove la tecnica non è tutelata. Fermo restando questo, c’è solo da aggiungere ai responsabili della Lega A2 che non essendoci dirette della Cnn in tutti i campi e nemmeno di Rai 1, forse potrebbero cercare di agevolare il lavoro dei giornali cercando di velocizzare i portali con gli aggiornamenti, statistiche e classifiche soprattutto quando le gare si giocano dopocena.
Detto questo e guardando in casa Vuelle, la partita di Avellino porta ancora una volta alla ribalta il problema della debolezza al centro dell’area: se non ci mette una pezza difensiva Lombardi su Earlington, i biancorossi avrebbero rischiato una sconfitta sostanziosa. Una gara di difficile lettura quella di Avellino, perché al di là dei meriti dei padroni di casa, soprattutto nel reparto lunghi, la formazione di Leka ha dato l’impressione di pagare le fatiche del filotto che l’ha riportata nella zona alta della classifica. Qualche avvisaglia già in casa contro Nardò e il tutto si è ripetuto anche ad Avellino. Ciò senza togliere che come al solito la difesa ha latitato e alla fine il conto dei rimbalzi dice che i padroni di casa ne hanno presi 9 più di Pesaro. A stare bassi sono potenzialmente 18 punti buttati nel cestino. Emerge anche che Avellino ha tirato 50 volte da sotto contro le 29 volte di Pesaro. Al di là dei limiti di questa galassia A2, ci sono anche le pecche.
m. g.