L’ultimo saluto ad Aldo Amati. Veniva dai campi, difese gli ultimi: "Una borsa di studio in suo nome"

Prima la camera ardente in Comune e poi ieri pomeriggio la cerimonia nel loggiato. L’omaggio dei politici e il saluto del figlio: "Mi ha regalato soprattutto la libertà, anche da lui".

L’ultimo saluto ad Aldo Amati. Veniva dai campi, difese gli ultimi: "Una borsa di studio in suo nome"

Prima la camera ardente in Comune e poi ieri pomeriggio la cerimonia nel loggiato. L’omaggio dei politici e il saluto del figlio: "Mi ha regalato soprattutto la libertà, anche da lui".

Il potere si annida dentro i cunicoli delle persone e non nelle cose esterne, altrimenti non si spiegherebbe come mai un personaggio come Aldo Amati, sindaco di Pesaro dal 1987 al 1982, alto dirigente del Partito Comunista quando era ancora una corazzata, sia stato per tutta la sua lunga e intensa vita politica e amministrativa del tutto lontano dalle sue lusinghe e dalle sue tentazioni. Dopo la camera ardente allestita ieri mattina nell’ingresso del Comune dove sono stati in molti, compreso l’ex sindaco Matteo Ricci, non solo della sua parte politica, a rendergli omaggio, il feretro di Amati aveva l’aria domestica e intima quando alle tre del pomeriggio di ieri è stato collocato nel loggiato comunale per la cerimonia funebre. Necessariamente più ufficiale il saluto del sindaco Andrea Biancani la cui distanza generazionale non gli consente di andare oltre il riconoscimento di Amati quale "uomo delle istituzioni", ma già Stefano Parri, sindaco di Sant’Angelo in Vado, che è anche patria natale di Amati, ne ha rilevato "l’origine contadina" quale filo conduttore continuo della vita, dell’attività politica e dell’amore verso il luogo natio e la città di Pesaro.

"Mai un rancore in tempi complessi, amava il lavoro dei campi, un amico speciale che da piccolo voleva studiare ma ha rischiato di essere costretto a rimanere per sempre sui campi". Così l’ex sindaco Luca Ceriscioli il quale, proprio con riferimento a questa situazione di bisogno che ancora colpisce qualche giovane, ha suggerito la creazione di una borsa di studio comunale nel nome di Aldo Amati.

Per ultimo il figlio Giovanni ha letto un affettuoso messaggio inviato da Walter Veltroni in saluto e omaggio a suo padre scomparso. "Da mio padre – ha detto Giovanni Amati – ho ricevuto tante cose ma mi ha regalato soprattutto la libertà perfino da lui stesso, è vissuto ed ha operato in tempi di incroci fatali, tradito anche dal partito che cambiava. "Disarmato e disarmante", fu lui che portò alla costruzione del nuovo palasport, dovendo affrontare anche gli insulti e le proteste dell’allora Inferno Biancorosso che lo tacciava di debolezza: in risposta mise due palle di marmo in un contenitore con un biglietto per Marco Piccoli, allora capo indiscusso della tifoseria: "queste sono le mie, adesso metteteci le vostre". Persona gentile, cordiale, colta, amante dei libri, la politica intesa come trincea in difesa degli ultimi e dei meno forti. Come a dire un uomo d’altri tempi. Sarà cremato.

f.b.