
Luigi Maria Bianchini, morto a 72 anni
Pesaro, 7 gennaio 2020 - Se n’è andato Luigi Maria Bianchini, figura molto nota a Pesaro nella doppia veste di medico e di uomo di cultura. Romano di nascita, classe 1947, i tanti anni passati a Pesaro non gli avevano attenuato una cadenza che portava con orgoglio; a chi glielo faceva notare rispondeva che gli veniva spontaneo, ma era anche un segno distintivo.
D’altra parte tornava nella sua amata casa di Trevignano, sul lago di Bracciano, appena gli era possibile. Laureato a Roma in Medicina e Chirurgia, si era specializzato in Neurologia e Psichiatria e si era trasferito a Pesaro nel 1979, diventando Aiuto presso la divisione di Neurologia dell’ospedale San Salvatore, dove aveva proseguito la carriera fino a diventare Dirigente Medico. Da molti anni aveva affiancato l’attività di neurologo a quella di agopuntore e si era appassionato alla medicina tradizionale cinese, di cui ammirava la filosofia. Aveva anche avuto per molti anni incarichi di insegnamento presso gli Atenei di Ancona e di Urbino. Uomo di profonda cultura umanistica oltre che scientifica, si dedicava con passione alla storia e alla letteratura. Giornalista pubblicista – qualifica di cui andava particolarmente orgoglioso – lascia un ricordo tangibile, fatto di saggi, libri e un numero infinito di articoli e conferenze sui temi più svariati, lavorando sempre nell’ottica di abbattere il muro di separazione tra le cosiddette due culture.
Tra i libri ricordiamo alcuni volumi nei quali aveva saputo fondere il suo interesse professionale con quello per la storia locale, su tutti “Pesaro e il suo ospedale. Notizie storiche” e “Breve storia del manicomio San Benedetto di Pesaro”. Di recente aveva anche portato a compimento un suo vecchio progetto curando le memorie di prigionia di suo padre Mario, dal titolo “Brodetto ottobrino, consommé di carotine”. Partecipe di molte esperienze associazionistiche pesaresi, era tra l’altro stato membro di Round Table, membro (e presidente) di un Club Lions, della Società Dante Alighieri e partecipava con passione alle attività della Associazione culturale sarda Eleonora d’Arborea (lui, romano, grazie alla presenza dell’inseparabile moglie sarda Giovanna). Era anche ideatore e principale protagonista di Antropologando , manifestazione rivolta all’antropologia delle favole che ha raggiunto nel 2019 l’undicesima edizione.
Profondamente laico, ma non per questo privo di una marcata spiritualità, aveva aderito alla massoneria del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani sin dal 1989, diventando anche membro del Rito Scozzese, del Rito di York e del Rito Noachita. Era appena stato eletto per il secondo anno come maestro venerabile alla guida della Loggia “Antonio Jorio” di Pesaro. La sua andatura caracollante al fianco della moglie, il sorriso bonario, quel gesto caratteristico con cui si pettinava i baffi con le dita, erano diventati ormai parte del panorama cittadino. Lascia un ricordo indelebile in chi lo ha conosciuto, con questo essere sempre svagato, ma al contempo sempre attento e curioso di tutto ciò che lo circondava, un insaziabile divoratore di tutto ciò che profumava di cultura.
Nonostante l’impietoso progredire della malattia e la sua consapevolezza dell’avvicinarsi della fine, fino agli ultimi istanti ha continuato a preoccuparsi degli impegni che aveva preso e a dedicarsi all’organizzazione dei prossimi convegni, con un ottimismo che era la sua cifra caratteristica. Lascia, oltre alla moglie Giovanna, i figli Marzia e Giulio, e una folta schiera di parenti e amici. La commemorazione funebre, in forma laica, avrà luogo domani, mercoledì 8 gennaio 2020, alle ore 15 nella camera mortuaria di Muraglia.