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Lucarelli va a 90 (anni): "Ho solo ricordi belli. Qui vengono a trovarmi i miei vecchi pazienti"

Il noto ematologo si racconta, da Roma: "Le storie brutte le atterro facendo una mossa di kung fu". "Il caso epatite? Non porto rancori, io sono sereno, tutto chiaro". "E il prossimo 20 febbraio verrò a Pesaro" .

Lucarelli va a 90 (anni): "Ho solo ricordi belli. Qui vengono a trovarmi i miei vecchi pazienti"

Professor Guido Lucarelli, lei fa 90 anni oggi e se ne sta lì come niente fosse?

"Non ci vedo nulla di eccezionale, è solamente una data di passaggio, l’involucro fisico regge bene".

L’involucro sarebbe il modo clinico di chiamare il suo corpo?

"Sì, regge molto bene, a volte provo perfino imbarazzo, vado liscio senza manco accorgermene".

Non avrà mica ancora pensieri che hanno a che fare col lavoro?

"Non scherziamo, per me il lavoro è finito nel febbraio 2016 non faccio assolutamente nulla, semmai passo il tempo aspettando di venire a Pesaro con la consueta cadenza di due mesi".

Lei a Roma abita in una splendida via che si chiama del Governo Vecchio, mi racconti una sua giornata tipica.

"Lei si ricorda che in fondo a quella via c’è un ‘giardinetto’ che si chiama piazza Navona? Certo che me lo ricordo, per un nonno come lei è un ‘giardinetto’ non male.

"Ecco, prendo le mie due nipoti Aurora e Sofia, mi siedo a un tavolino del bar ’Pasquino’ e quello è il mio studio".

Cioè che succede?

"Succede che la gente mi viene a trovare, ragazzi talassemici ora diventati adulti si fermano a chiacchierare, ritrovo amici di un tempo".

A 90 anni, lei è soddisfatto di ciò che ha fatto nella sua vita di ematologo di fama?

"Sì. Assolutamente soddisfatto, ho anche un sistema contro i ricordi brutti, faccio una mossa di kung-fu e li atterro".

Mentre i ricordi belli?

"Ti sostengono, sa, è come quando esci con la barca dal porto di Pesaro e c’è nebbia, finché arrivi un po’ al largo ed ecco che splende il sole, tutto è chiaro, anche il caso dell’epatite di 25 anni fa: non porto rancori, tutto è chiaro, sono sereno. Succedono anche cose che non mi aspettavo".

Strano per uno sveglio come lei, comunque me ne dica una.

"A Milano, ad un convegno mondiale di ematologia, c’erano sullo sfondo una serie di immagini dei grandi pionieri della terapia contro la talassemia, bene in fondo sulla destra c’era la mia immagine".

Mi pare meritata...

"Volevo dire che ero l’unico ancora vivo...".

D’altronde anche i suo allievi fanno strada, Marco Andreani presidente della società europea di ematologia...

"Sì, fra l’altro lui dirige anche il più importante laboratorio d’Italia quello del Bambin Gesù, c’è anche Pietro Sodani che lavora a Fano ma è consulente a Berlino".

Lei e il suo team eravate degli eroi per palestinesi e israeliani quando andavate a Ramallah e nella striscia di Gaza a curare i bambini talassemici. Cosa prova di fronte alla tragedia di oggi che sconvolge di nuovo quei territori?

"Innanzitutto un profondo dispiacere e dolore personali, ma mi sarei augurato anche un cosa che non ho visto"

Sarebbe?

"Pesaro vanta laggiù ancora un grande credito per quanto fatto in quegli anni, mi sarei aspettato che, nel nome della città, qualcuno andasse di nuovo laggiù a prendere, portare in Italia e curare ancora un po’ di bambini talassemici".

Lei non riesce proprio a fermarsi, e come va la famiglia...

"Tutto bene, mia moglie Bruna, le mie figlie Barbarella e Angelica, una medico e l’altra avvocato...".

Allora ci vediamo a Pesaro per parlarne ancora, va bene?

"Va bene, arrivo il 20 febbraio". Aspetto, intanto auguri per i suoi splendidi 90. Si ricorda com’era il saluto?

"Certo: qui è la pensione ‘Aurora’. Il tempo in fondo non passa mai".

f.b.