
L’operazione è stata condotta dai militari della Guardia di Finanza del comando di Rimini
Ha alle spalle condanne diventate definitive per droga, porto illegale di armi e minacce ed è stato coinvolto in varie operazioni, inclusa quella denominata "Darknet" che aveva portato a galla gli affari della malavita in Riviera. Enrico Zupo, 71 anni, residente nella provincia di Pesaro Urbino e ritenuto dagli inquirenti vicino ai clan dei Casalesi, è stato sottoposto alla misura di prevenzione patrimoniale con un decreto a cui hanno dato esecuzione i militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Rimini. Confiscati, in applicazione della normativa antimafia, delle quote sociali e dei beni strumentali di due società romene e un terreno ubicato in Romania (dove attualmente l’uomo si troverebbe), per un valore stimato complessivo di circa 24 milioni e mezzo. Il 71enne fin dagli anni Novanta avrebbe svolto la sua attività legata al traffico di droga in Romagna abitando anche in provincia di Rimini. Nel 2020 il suo nome era comparso nell’indagine della Fiamme Gialle denominata "Darknet".
Il provvedimento è stato emesso, su proposta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Bologna, dalla Sezione Misure di Prevenzione in considerazione del profilo criminale, dell’esiguità dei redditi dichiarati e dell’evidente sproporzione rispetto al patrimonio, nel tempo, acquisito, ha ritenuto che il 71enne, considerato socialmente pericoloso, per il tenore di vita sostenuto, potesse vivere abitualmente con i proventi di attività delittuose. "È un provvedimento innovativo perché per la prima volta lo Stato italiano confisca beni immobili nel territorio di un altro Paese", ha spiegato il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Rimini, colonnello Alessandro Coscarelli. Il provvedimento è eseguito in Italia e in Romania, attivando la procedura prevista dal regolamento europeo 2018/1805, relativo al riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e di confisca (Ue), entrato in vigore il 19 dicembre 2021.
Quanto all’operazione "Darknet", nelle scorse settimane Quarantanove persone sono state rinviate a giudizio dal gupdi Bologna Domenico Truppa. Il processo prenderà il via l’11 giugno prossimo in tribunale a Rimini. L’inchiesta ha svelato l’esistenza di un gruppo criminale con base a Cattolica, e legami con il clan napoletano dei Sarno e quello casertano dei Casalesi, con un giro di riciclaggio e reimpiego di denaro per oltre 71 milioni di euro, e attività ramificate nelle province di Avellino, Napoli, Salerno, Potenza, Matera, Pesaro-Urbino, ForlìCesena, Parma, Torino e Milano.
Gli imputati devono rispondere di accuse che vanno dall’associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio all’intestazione fittizia di beni, passando per turbativa d’asta, corruzione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Due imputati sono stati assolti con rito abbreviato, mentre quattro hanno patteggiato pene comprese tra un anno e 10 mesi e due anni e 10 mesi.
Quella mattina – era il 21 luglio del 2020 – i residenti di Cattolica e Gabicce erano stati svegliati dal rumore degli elicotteri della Guardia di Finanza che sorvolavano la città. Gli abitanti della Regina avevano così scoperto che la camorra si nascondeva in mezzo a loro. Anzi, proprio dalla Romagna partivano le ramificazioni di un organizzazione criminale che aveva esteso i suoi tentacoli fino alle province di Parma, Pesaro-Urbino, Milano, Parma, Cesena e altre ancora, mettendo insieme – tra affari sporchi, riciclaggio, autoriciclaggio per diversi milioni di euro – un piccolo impero composto anche da una pizzeria al taglio, un ristorante, un’azienda edile, oltre a vantare legami di parentela con il clan Sarno e quello dei Casalesi.