CLAUDIO SALVI
Cronaca

L’omaggio a Nicola Vaccaj. De Simone: "Lui amava le voci"

Questa sera al teatro Rossini “Il Bel Canto Ritrovato“ propone otto brani con la direzione di Daniele Agiman

Il baritono Bruno De Simone, già tra le figure di spicco del Rof, torna questa sera al teatro “Rossini“ con uno spettacolo da non perdere

Il baritono Bruno De Simone, già tra le figure di spicco del Rof, torna questa sera al teatro “Rossini“ con uno spettacolo da non perdere

Il Festival Bel Canto ritrovato propone questa sera (ore 21), al Teatro Rossini un omaggio al compositore Nicola Vaccaj. Daniele Agiman dirigerà l’Orchestra Sinfonica Rossini. Sul palco Lyaila Alamanova (soprano); Brayan Avila Martinez (tenore); Marta Pluda (mezzoprano) e Bruno De Simone (baritono). E proprio a quest’ultimo, indimenticato interprete di tante edizioni del Rof, abbiamo chiesto lumi sul programma della serata.

"Proporremo – dice De Simone – otto brani da altrettante opere così che si abbia un’idea di quanto questo compositore, coevo di Rossini, abbia influenzato tanti altri ben più noti". E aggiunge: "Era ora che qualcuno si ricordasse di lui, ultimo allievo della scuola musicale di Napoli. Credo che si debba esser grati al Bel Canto Ritrovato per la grande sensibilità culturale dimostrata".

Vaccaj (1836-1912) oltre che grande compositore è stato anche inventore di un metodo di canto.

"Il suo manuale pratico di canto è una pietra miliare. Raro caso di grande compositore che amava le voci. Su tutto l’importanza che dava alla connessione tra parola e canto, il “recitar cantando“".

Un grande maestro come lei che si affianca a giovani cantanti professionisti.

"E’ motivo d’orgoglio esser considerato artista di lungo corso e affiancarsi a giovani colleghi. Ho avuto la fortuna di condividere il palco con grandi del passato tra i quali Caballé, Kraus, Aragall, Bruscantini, Ghiaurov, Hampson, Gruberova, Dessì. Ecco, mi è sembrato opportuno raccontar loro i preziosi esempi di quei grandi".

Che effetto le fa tornare al Teatro Rossini che l’ha vista protagonista di tanti ruoli prestigiosi?

"E’ un ritorno al... presente. Per un artista, tutto ciò che ha prodotto e vissuto fa parte di sé. Sono onorato di poter dare il mio contributo al recupero di musica dimenticata. Ovviamente le sensazioni prodotte dalle mie esibizioni a Pesaro sono più che mai vive per l’alta qualità delle produzioni e degli interpreti. Tra queste, come non segnalare lo storico “Barbiere“ diretto da Daniele Gatti con regìa di Luca Ronconi?".

Lei ha avuto come suo maestro il grande Sesto Bruscantini. Cosa trasferisce dei suoi insegnamenti ai giovani allievi di oggi?

"Bruscantini aveva grandi qualità artistiche ed umane, esempio di grande umiltà ed altissima sensibilità: tra i suoi insegnamenti la cura del fraseggio con l’assoluta pertinenza stilistica, il tutto sostenuto da nozioni di tecnica derivanti dalla grande scuola di bel canto italiana".

Cosa le trasmette l’insegnamento?

"Insegnare è cosa seria, richiede massima responsabilità e capacità comunicativa, ciò che talvolta viene a mancare. Trasmettere ciò che si è ricevuto dovrebbe essere il senso della vita".

Dischi, opere, concerti nella sua carriera. Il premio che le ha dato più soddisfazione?

"Difficile stilare una graduatoria. Certo Il “Rossini d’oro“ è uno di quelli conquistati sul campo e il fatto che a consegnarmelo sia stato il caro Alberto Zedda lo qualifica ancora di più".

Cosa rappresenta per lei Pesaro?

"Segna una tappa importante della mia carriera: 16 ruoli rossiniani cantati nel mondo, di cui 5 in questa città, segnano un legame storico, alimentato dal grande privilegio di aver acquisito tante persone amiche che hanno convinto me ed Alessandra ad acquistare un simpatico appartamento in centro".