"La ricerca deve essere al centro del discorso sulla fotografia contemporanea, perché è lo specchio della vitalità e delle spinte innovatrici di un mezzo espressivo oggi più vivo che mai". Ne è convinto il critico d’arte Luca Panaro, curatore assieme al fanese Marcello Sparaventi di "Centrale Fotografia" il Festival fanese dedicato all’arte contemporanea (in programma dal 9 all’11 giugno alla Rocca Malatestiana) che quest’anno spegne 14 candeline.
Panaro, come è nato Centrale Festival?
"La prima edizione è nata con Marcello che ha ideato una rassegna sulla fotografia e l’arte contemporanea, che aveva come focus i grandi artisti fotografi marchigiani. Subito dopo, sapendo che cercava un direttore artistico, il grande Francesco Vaccari gli ha fatto il mio nome, ed eccomi qua".
Quali erano gli obiettivi iniziali e quanti di questi sono stati raggiunti?
"Io e Marcello siamo partiti con l’idea di fare un festival longevo. Un sogno piuttosto coraggioso e calcolando che sono passati 15 anni (con un’edizione saltata per il Covid) è già un bellissimo traguardo. Noi però abbiamo l’ambizione di andare avanti sempre più".
Come?
"Rinnovandoci costantemente e coraggiosamente. All’inizio infatti l’obiettivo era quello di portare a Fano i grandi nomi della fotografia. Per 10 anni abbiamo fatto così: ogni edizione abbiamo avuto due grandi autori, non solo italiani ma anche stranieri, che venivano nostri ospiti e si raccontavano. Non venivano a fare mostre, ma una retrospettiva a voce: ci raccontavano i loro lavori più importanti, il perché della loro opera, la loro poetica. Abbiamo avuto Francesco Vaccari, Gian Paolo Barbieri, Paola Ribello, Adrian Paci, Paolo Ventura… Poi mi sono assunto la responsabilità di fare un salto nel buio che però ci ha dato enormi soddisfazioni. Abbiamo deciso di abbandonare la formula dei grandi autori".
Cosa è diventato oggi Centrale Festival?
"Un laboratorio di giovanissimi. Abbiamo abbassato drasticamente la fama e l’età anagrafica degli autori aprendo una open call under 30. La novità non è tanto aprire ai giovani, ma incentrare tutto un festival su di loro. Io e Marcello ora ci facciamo affiancare ogni anno da un curatore con meno di 30 anni, al quale affidiamo la selezione degli artisti. Quindi non guardiamo più il mondo della fotografia e della video arte con i nostri occhi, attraverso gli occhi delle nuove generazioni"
Questo significa incentrare il festival su sconosciuti
"Sì, ma vuol dire anche che gli artisti di domani la prima mostra la fanno a Fano e altrettanto i curatori, che curano la loro prima mostra a Fano. Quindi Centrale Festival non è più il luogo della celebrazione, ma della prima opportunità. Il trampolino di lancio per molti.
Cosa non si sarebbe mai aspettato da questa rassegna?
"A Fano ho trovato l’ambiente ideale che mi hanno consentito un’elasticità che mi ha sorpreso. Forse in altri contesti, in altre città, altri musei di cui mi occupo… sono molto più rigido". Cosa ci attende nella XIV edizione?
"Un approfondimento sul cinema. Finora abbiamo parlato di fotografia e video arte. Quest’anno invece il nostro ospite principale sarà Fabrizio Bellomo, che torna a Centrale Festival dopo essere stato ospite d’onore della 10a edizione. L’abbiamo conosciuto come fotografo ma negli ultimi 5 anni ha avuto un grande successo nel mondo del cinema, con pellicole di nicchia. Ogni giornata del festival sarà dedicata ad uno dei suoi film".
Tiziana Petrelli