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"Lo stipendio versato su un altro conto Ed hanno chiesto prestiti a mio nome"

"Lo stipendio versato su un altro conto Ed hanno chiesto prestiti a mio nome"

Maria Pina, ci racconti come è cominciato il suo incubo…

"Un giorno a marzo non riesco più ad accedere alla mia mail. Mi accorgo che sono cambiate le credenziali. Le modifico ma vedo che non arrivano i codici sul mio telefonino. Scrivo a Virgilio che mi permette di entrare e di cancellare il mio account. Ma nel frattempo, il 26 marzo, il mio telefonino diventa muto. Vado in un centro Wind di Fano e lì scopriamo che da Catania, ignoti, si sono presentati in un punto Wind chiedendo la sostituzione della sim. E si sono presentati con la mia identità".

Poi che succede?

"Succede che con quel numero di telefonino a mio nome, tramite sms, accedono al mio Whatsapp, risalgono alla mia carta di identità, codice fiscale e patente. Creano un’altra me con la quale chiedono finanziamenti, aprono conti correnti, hackerano il mio Spid ed entrano in NoiPa, vanno a modificare il mio Iban dove mi viene versato lo stipendio da insegnante e lo mettono a nome di un’altra donna nata a Napoli, la quale versa l’importo di aprile su una banca di Bilbao".

Siete riusciti a scoprire chi ha usato il suo nome per cambiare la sim?

"Le indagini del mio avvocato sono risalite a uno dei titolari delle carte di credito create dopo il furto di identità che abita a Giarre ed è un pluripregiuducato. Non agisce da solo. C’è una banda dietro questi furti".

Hanno tentato di rubarle altri soldi?

"Hanno provato a rubarmi anche lo stipendio di maggio, ma sono riuscita a bloccarlo. Intanto ho fatto un controllo su un mio conto alla Bnl e scopro che sono riusciti a forzare il mio codice identificativo. Dai movimenti bancari ho visto che hanno appoggiato altri 17mila euro di finanziamenti presi da un’altra banca online. Banca che tra l’altro aveva rilevato un’anomalia sulla carta di identità. E non a caso dato che io l’avevo bloccata. Ma quando hanno respinto la richiesta, i ladri di identità hanno usato la mia patente. Con i miei dati stanno cercando di prendere soldi come possono. È un incubo. E mi sembra di non riuscire a uscirne".

Come è possibile che sia bastato così poco per rubare l’identità di una persona?

"È assurdo come nel 2023 – interviene l’avvocato Pia Perricci -, ci siano persone costrette ad essere dei fantasmi. Il reale problema è la mancata sicurezza dei sistemi informatici, la mancata istituzione di tutele per le vittime, il mancato tempestivo intervento sia del ministro che di NoiPa. È fondamentale la nascita di un sistema centralizzato dove inserire, al massimo entro le 24 ore dalla scoperta, i nominativi delle vittime di truffa informatica, hackeraggio, sostituzione di persona, clonazione di documenti, in modo da evitare che i malfattori possano andare in giro a delinquere".

"Ci vuole maggiore sicurezza per l’apertura degli Spid. E anche una legge che equipari le responsabilità personali di coloro che rilasciano lo Spid a quelle di un pubblico ufficiale. Purtroppo, ancora oggi, dietro la scusa del Covid, usiamo metodi di distanziamento sociale che non garantiscono la sicurezza del cittadino. È impensabile che il riconoscimento di una persona per l’apertura dello Spid venga effettuato online, impensabile che si possano effettuare finanziamenti online senza che vengano posti in essere strumenti di controllo adeguati. In ultimo per i reati informatici è essenziale la tempestività di azione degli investigatori. Abbiamo fatto denuncia alla Dda di Ancona il 27 marzo scorso. Ma i tempi della giustizia – conclude l’avvocato – sono troppo lenti per reati come questi. E più si aspetta, più aumentano i danni per le vittime. Proprio come sta succedendo alla mia assistita".

E.Ros