
La tomba dei Leopardi, a Tarquinia, un esempio celebre dell’arte etrusca tramandata fino a noi
L’Italia prima di Roma: se ne parla questo pomeriggio alla chiesa di San Filippo nell’ultimo appuntamento (per quest’anno) della rassegna Parole (alle 17,30). Relatore sarà Paolo Giulierini, già direttore del Mann, il Museo archeologico nazionale di Napoli.
Prima che Roma dominasse la penisola, l’Italia era abitata da un ricco mosaico di popoli italici, ciascuno con lingua, cultura e tradizioni proprie. Etruschi, sanniti, piceni, lucani e così via. Quel che sappiamo di queste civiltà lo dobbiamo principalmente all’archeologia e a qualche sparsa testimonianza indiretta di autori greci e romani. Ne sapremmo certamente di più, per esempio, se ci fosse pervenuta l’opera storica dell’imperatore Claudio (41-54 d. C.). Gli scavi hanno rivelato necropoli monumentali, santuari, abitati fortificati e manufatti che testimoniano società evolute, con reti commerciali ramificate nel Mediterraneo e complesse credenze religiose.
Gli etruschi, ovviamente, rappresentano la civiltà pre-romana meglio documentata, con una raffinata arte funeraria, una scrittura propria e città-stato organizzate. Meno conosciute, ma altrettanto affascinanti, le culture appenniniche e del meridione. Negli ultimi decenni l’archeologia ha rivoluzionato la nostra comprensione di queste civiltà, rivelando società più complesse e articolate di quanto si credesse.
Paolo Giulierini, nel suo ultimo volume, “L’Italia prima di Roma/Sulle tracce degli antichi popoli italici“, traccia un percorso che attraversa la penisola, dalle culture alpine alle colonie greche, dai popoli appenninici alle civiltà costiere, ricostruendo un’identità italiana multiforme che affonda le radici ben prima della (forse) mitica fondazione di Roma nel 753 a.C. Il suo approccio mette insieme rigore scientifico e divulgazione, permettendo di riscoprire un patrimonio spesso oscurato dalla grandezza romana, ma fondamentale per le nostre origini.
a. b.