La regione non è più assetata e si cominica a discutere, come ogni anno sulle soluzioni idriche da scegliere.
Avvocato Claudio Netti, presidente del Consorzio di Bonifica, un nuovo invaso può essere la soluzione?
"Un lago è sempre utile, ma non è la soluzione. Ad un lago stanno pensando sia Marche Multiservizi, che Gorgovivo, ma tra tutto si tratta di una manciata di metri cubi d’acqua".
In che senso?
"Nel senso che nell’immediato la proposta di nuovi laghi deve confrontarsi con altre soluzioni per verificarne la reale fattibilità, i tempi di realizzazione e la compatibilità dei costi. La siccità è ormai cronica e le soluzioni vanno date in tempi ragionevoli e con costi credibili".
Quale è la soluzione?
"Partiamo dai dati. Noi come Consorzio abbiamo 75 milioni di metri cubi d’acqua di accumulo e circa 10 milioni vengono distribuiti per l’idropotabile. Poi forniamo acqua per l’agricoltura, ma anche con quella arriviamo a 20 milioni, pur avendo una diga da 42 milioni di metri cubi ed altre quattro per circa 30. La diga di Ridracoli ha una capienza di 33 milioni e fornisce acqua a tutta la Romagna, grazie ad un intelligente sistema di interconnesione e di ricarica. La soluzione per noi è quindi quella di mettere a sistema i laghi esistenti ed in particolare i laghi di Comunanza, Cingoli e Mercatale. Insieme garantirebbero sufficiente risorsa idrica sia per uso irriguo che potabile".
Cosa bisognerebbe fare?
"Prima di tutto uscire da un sistema frammentato che caratterizza la distribuzione idropotabile delle Marche ed andare verso un’unica società, esclusivamente pubblica, per la raccolta dell’acqua dalle fonti. Agli attuali gestori andrebbe ovviamente riservata la rete di distribuzione. Insomma copiare e migliorare il sistema romagnolo".
Ci spieghi.
"Nelle Marche abbiamo un esempio con la separazione fra Gorgovivo, che gestisce le fonti nell’anconetano, e Viva servizi, che cura la distribuzione. Anche l’esperienza del Consorzio può essere illuminante: avendo unificato tutte le Marche in pochi anni ha attratto investimenti per oltre 100 milioni di euro. Dotarsi di un vero piano regionale degli acquedotti e delle irrigazioni collettive giocato tutto sulle interconnessioni degli accumuli è la vera soluzione".
Si riuscirebbe ad evitare la crisi idropotabile anche nei territori montani?
"Lo si può fare con piccoli accumuli e limitando i prelievi dalle sorgenti nel periodo siccitoso".
Lei con chi sta parlando?
" Anche il presidente e il direttore generale di Viva Servizi hanno mostrato interesse al nostro ragionamento. Con Marche Multiservizi di Pesaro il confronto è iniziato e fido molto sul pragmatismo del suo amministratore Mauro Tiviroli".
Un unico disegno quindi e con quali risorse?
"Certamente un unico disegno ed un unico gestore delle fonti, totalmente pubblico per garantire l’equità della distribuzione, ragionare insieme tra gestione dell’idropotabile ed irrigazione collettiva. Gorgovivo come assetto, Romagna acque come dimensione. Per le risorse dico solo che la realizzazione di un nuovo lago da 13 milioni di accumulo costerebbe non meno di 300 milioni di euro e quello da 3, una quarantina di milioni di euro avendo un utilizzo di 67 milioni di metri cubi e vedrebbero la luce tra 15 anni. Con la metà di quelle risorse ed in 4 anni sistemeremmo tutte le Marche dotandoci di almeno 40 milioni di metri cubi d’acqua destinandone un terzo all’agricoltura. Fate un po’ i conti e scegliete voi la soluzione".