REDAZIONE PESARO

L’indagine di Vincenzo Varagona sulla tragedia del Moby Prince

In libreria la ricostruzione della vicenda che ha segnato la storia del ’900 italiano

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È appena uscito per Vydia editore I segreti del Moby Prince di Vincenzo Varagona. Un libro inchiesta in cui il noto giornalista della Tgr Rai delle Marche ricostruisce le vicende attorno a quella che è considerata la più grande tragedia della marina mercantile italiana del dopoguerra.

Varagona che cosa accadde il 10 aprile di trenta anni fa?

"Il Moby Prince, uscendo dal porto di Livorno, diretto a Olbia, finì contro la Agip Abruzzo e prese fuoco. I soccorsi si diressero verso la petroliera, a rischio di esplosione, ignorando la nave traghetto. Fra passeggeri ed equipaggio vi furono 140 vittime. Sopravvisse solo il giovane mozzo napoletano Alessio Bertrand".

Fu dichiarato un incidente ma lei la definisce strage, perché?

"Che sia una strage ormai lo dicono tutti. Misteri, depistaggi, domande senza risposta fanno diventare anacronistica, 30 anni dopo, l’idea dell’incidente. Centrali le conclusioni della Commissione d’inchiesta del Senato, presieduta da Silvio Lai e voluta dai familiari delle vittime. La relazione finale smonta pezzo per pezzo il teorema dei giudici".

Quali punti fermi?

"La nebbia non c’era. La petroliera era ancorata in un punto dove non poteva né doveva stare. Attorno alla petroliera sette navi americane arrivate dalla guerra del Golfo. A Livorno c’era anche l’Oktober II, il peschereccio su cui indagava Ilaria Alpi per traffico d’armi. Gli Usa non hanno mai acconsentito a rilasciare le foto satellitari che documenterebbero inequivocabilmente la scena della strage. E molto altro ancora".

Perché è difficile svelare la verità?

"Immagino perché gli interessi da tutelare sono più robusti dell’interesse delle vittime".

Marchigiani fra le vittime?

"Tre: il macchinista del Moby, Sergio Rosetti, sambenedettese e una coppia di neosposi, Giuseppina Granatelli e Bruno Fratini. Andavano in Sardegna in viaggio di nozze. Avevano paura dell’aereo e sono partiti in traghetto".

Riaprire il processo per strage è dunque quanto mai attuale.

Federico Temperini