Carlo Lepore torna ad interpretare Bartolo nello stesso applauditissimo Barbiere del 2020 (stasera, ore 20, Vitrifrigo Arena). Ben sedici presenze al Rof dal 1996 ed un legame che si è consolidato negli anni grazie a delle straordinarie interpretazioni.
Cosa è cambiato, se è cambiato, rispetto alla precedente produzione?
"Innanzitutto la presenza del pubblico, che è fondamentale. Nel 2020 l’opera fu mandata in streaming a causa della pandemia ed eravamo al teatro Rossini, mente ora siamo alla Vitrifrigo Arena, con nuovo direttore e qualche new entry nel cast". Quali le difficoltà da un punto di vista vocale?
"Rossini prevede una scrittura che non è mai facile per i cantanti, in particolare vi sono sillabati veloci, agilità e soprattutto l’uso attento della parola. La versione integrale prevede inoltre dei recitativi che suonano nuovi perché normalmente non vengono mai eseguiti".
Un ruolo che conosce come le sue tasche, eppure a Pesaro viene richiesto sempre qualcosa in più. Lei cosa metterà di suo in questo Bartolo?
"L’esperienza è importante e rende ogni interprete diverso dall’altro, ma ogni regista e ogni direttore hanno una propria visione particolare nella quale dobbiamo calarci per tenere fede alla lettura specifica. Ad esempio la erre moscia non è da me utilizzata se non per questo spettacolo".
Ricordiamo ancora la sua strepitosa prova del 2020: un perfetto mix tra interpretazione vocale e presenza scenica. Quanto è frutto del regista e quanto del suo mestiere?
"Ho sempre ammirato Pier Luigi Pizzi con cui ho avuto la fortuna di collaborare fin dai miei primi esordi, per l’eleganza, la sobrietà e l’originalità dei suoi spettacoli. In particolare per il Barbiere ha chiesto di dare spazio alla commedia dando il massimo risalto all’uso della parola".
Un direttore giovane per questo Barbiere. Come ci si è trovato?
"Bene, i giovani sono il futuro e c’è sempre bisogno di buone intuizioni, idee, colori e fantasia per interpretare in modo propositivo e non ripetitivo. Per esempio il maestro Passerini ha voluto introdurre dei collegamenti fra i recitativi e i pezzi musicali".
Sedici presenze al Rof. Possiamo dire che lei è un veterano di questo Festival…
"Ne vado fiero. Il Festival è un orgoglio del nostro Paese e nel 2024 Pesaro è capitale italiana della cultura, un risultato importante per la città e per il Rof".
Ci sono nuovi progetti all’orizzonte con il Rof?
"Lo spero, ho grande affetto per il Rof. Vengo qui ogni anno almeno come spettatore e mi auguro di esserci ancora perché Rossini per me resta il più grande e Pesaro è il massimo punto di riferimento mondiale per gli appassionati".