CLAUDIO SALVI
Cronaca

L’energia della sregolatezza. Ecco Walter Chiari al 100%

Un libro sul grande attore che è entrato nel cuore degli italiani come il più grande “mattatore“ del ’900

L’energia della sregolatezza. Ecco Walter Chiari al 100%

L’energia della sregolatezza. Ecco Walter Chiari al 100%

Nel centenario della nascita la Mostra del Nuovo Cinema non poteva non pensare a Marcello Mastroianni e Walter Chiari. E proprio a quest’ultimo ieri il festival ha dedicato la proiezione di “Tracce di vita amorosa“ film del ‘90 di Peter Del Monte con Chiari (pseudonimo di Walter Annichiarico), protagonista. E sulla vita del "mattatore" scomparso nel 1991, Michele Sancisi, assieme al figlio dell’attore Simone ha scritto “100% Walter“, libro sul "mattatore" che questa mattina (ore 11), l’autore presenterà alla libreria Il Catalogo.

Chi è stato per lei Walter Chiari?

"Lo vedevo in tv da bambino negli anni ’60; era un genio della lampada, capace di tutto. Molti anni dopo è stato suo figlio, Simone Annicchiarico, a trascinarmi nel mondo “walterchiaresco“. Incredibilmente, suo padre era l’unico divo del dopoguerra italiano al quale non era ancora stata dedicata una biografia. Dovevamo farla! Siamo felici di averla realizzata quest’anno per il centenario della sua nascita".

Era più genio o sregolatezza?

"Un misto. Il genio era evidente fin da ragazzino, i familiari lo descrivono come arrivato dallo spazio in una normale famiglia pugliese. Invece di sregolatezza, direi il bisogno di essere fuori dagli schemi, mai allineato, sempre libero di fare e dire quello che voleva".

Quali erano le più grandi doti del Chiari attore?

"Fin dagli anni Quaranta del Novecento ha innovato il modo di fare comicità; niente vestiti buffi o tormentoni dialettali: era un bel ragazzo dalla parlantina sciolta che inchiodava il pubblico solo con le sue storia bislacche e irresistibili: dal Sommergibile a Sarchiapone".

E i difetti del Chiari uomo?

"Pregi e difetti coincidono, la parola chiave della sua vita è “generosità“. Non solo in termini materiali ma artistici e umani: si dava fino all’ultima goccia, viveva per il suo pubblico, anche nella vita privata. Non si negava a nessuno, perciò arrivava sempre in ritardo! Una vita spericolata e senza risparmio, che confina quasi con l’autodistruzione".

Quale il suo capolavoro cinematografico?

"Il mio film preferito è “La rimpatriata“ di Damiani, ma Walter non delude mai neppure nei filmetti balneari di serie b".

Quanto hanno influito le sue vicende giudiziarie sulla carriera?

"Moltissimo, soprattutto quella del 1970, quando all’apice della fama finì in carcere per tre mesi. Simone dice che c’è un Walter prima della galera e un altro dopo. Seppe sempre risollevarsi da ogni caduta, ma dentro ne restò segnato".

Il fatto che sia morto quasi dimenticato e in povertà da cosa è dipeso?

"Proprio dalla sua libertà mentale; non era catalogabile, non apparteneva a nessuno e nessuno lo ha celebrato per molto tempo. Io e Simone siamo commossi di quanto il centenario e il nostro libro abbiano risvegliato la simpatia della gente per lui".

Perché il mondo dello spettacolo e il pubblico lo hanno lasciato solo?

"Il libro “100% Walter“ fornisce tutte le risposte: è un ritratto intimo e dettagliato di un uomo affascinante e sfuggente, amato e perseguitato. Tutta la sua vita è un romanzo".

Cosa ha lasciato artisticamente Chiari?

"Nessun erede paragonabile a lui. Ha distribuito però tanta allegria e calore a chi ha avuto la fortuna di vederlo dal vivo, nei suoi film resta solo una eco del suo straordinario carisma".